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La Consulta ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata delle Regioni. Ad emettere la sentenza sono stati gli undici giudici della Corte Costituzionale. Secondo la Consulta “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari” e questo “pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell'elettore”.
Motivazioni nei prossimi giorni
Le motivazioni complete verranno depositate nei prossimi giorni. Intanto, fa sapere la Consulta, il quesito sull’autonomia non passa perché “verrebbe ad avere una portata che altera la funzione del referendum, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’articolo 116, terzo comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale”.
Da parte sua, circa un mese fa la Consulta si era già espressa sulla cosiddetta “legge Calderoli” sottolineando la necessità di correggere sette profili della stessa legge per allinearsi al dettato costituzionale: dai Livelli essenziali di prestazione (Lep) alle aliquote sui tributi.
Landini: “Inviteremo a votare 5 sì”
“Si apre una grande stagione di partecipazione che metterà al centro le persone e le loro libertà sul lavoro e nella vita”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini secondo cui “bisogna porre fine alla precarietà, alle morti sul lavoro, ai licenziamenti ingiusti, occorre dare cittadinanza a migliaia di italiani. Per queste ragioni la Cgil inviterà tutti i cittadini a votare sì a tutti e cinque i quesiti”.
“Per riguarda il quesito sull’autonomia differenziata, in attesa di conoscere le ragioni dell’inammissibilità – aggiunge il leader della Cgil – ribadiamo la nostra convinta contrarietà alla legge. Per queste ragioni, in accordo con tutti i soggetti promotori con i quali abbiamo raccolto le firme per il quesito, metteremo in campo nel Paese tutte le iniziative necessarie per chiedere al Parlamento l’abrogazione della legge Calderoli”.
“Ci auguriamo che al più presto venga definita la data della consultazione referendaria per consentire – conclude Landini – il giusto svolgimento di una campagna elettorale che dia voce alle diverse posizioni sui quesiti”.
Si vota su lavoro e cittadinanza
Risultano invece ammissibili gli altri cinque quesiti: quelli sui temi di cittadinanza, Jobs Act, indennità di licenziamento nelle piccole imprese, contratti a termine e responsabilità solidale del committente negli appalti.
I cittadini e le cittadine italiane saranno chiamate alle urne in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025, per esprimersi sui quattro quesiti lavoristici e su quello sulla cittadinanza.
I quesiti, spiega ancora la Corte, “non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all'istituto referendario”. Sono quindi ammissibili.
I quesiti ammissibili
Nel dettaglio, nel primo si chiede l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act. Qui si vogliono cancellare le norme sui licenziamenti, che consentono alle imprese di non reintegrare una lavoratrice o un lavoratore licenziato in modo illegittimo nel caso in cui sia stato assunto dopo il 2015.
Il secondo quesito riguarda la cancellazione del tetto all'indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. Obiettivo è innalzare le tutele per chi lavora in aziende con meno di quindici dipendenti, cancellando il limite massimo di sei mensilità all'indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato.
Il terzo punta all’eliminazione di alcune norme sull'utilizzo dei contratti a termine. Il quarto quesito riguarda l’esclusione della responsabilità solidale di committente, appaltante e subappaltante negli infortuni sul lavoro. Si vogliono eliminare le misure che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante.
Il quinto quesito è quello sulla cittadinanza e punta al dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni. Su questi nodi si andrà alle urne in primavera.