"Dopo anni e anni di ininterrotta cassa integrazione la Jabil di Marcianise sceglie la reindustrializzazione per risolvere il problema degli esuberi, che aumentavano man mano che venivano acquisite altre aziende del territorio che operavano nel settore elettronica/telecomunicazioni.. Cosi come le acquisizioni, i progetti di reindustrializzazione sono stati rappresentati come un’opportunità di sviluppo industriale e una salvaguardia occupazionale per l’intero territorio di Caserta. Purtroppo nostro malgrado dobbiamo prendere atto che anche i progetti di reindustrializzazione offrono più ombre che luci". Così, in un comunicato congiunto, le segreterie di Fiom, Fim, Uilm e Failm di Caserta.
"Vogliamo ricordare che tutti gli accordi sono stati stipulati nelle sedi istituzionali, sia nazionali che regionali, ma puntualmente anche i successivi incontri di verifica non sono serviti ad ottenere tutti quegli elementi per garantire sia un futuro lavorativo alle maestranze coinvolte che un futuro industriale al territorio. Abbiamo sempre sostenuto che le aziende che si proponevano per la reindustrializzazione dovevano essere sottoposte a una verifica ministeriale per accertarne la validità dei propri programmi industriali, soprattutto trattandosi di start up. Intanto, Softlab, ad
oggi riesce a impiegare solo parzialmente i lavoratori sulle attività di software, mentre Orefice generators non ha ancora avviato le proprie produzioni, come promesso ai lavoratori durante i colloqui di selezione. Purtroppo, verifichiamo non solo che non mantengono gli impegni presi, ma attuano unilateralmente diverse soluzioni che penalizzano i lavoratori che continuano a fare cig, cosi come avveniva in Jabil", aggiungono le sigle provinciali di categoria.
"Jabil ha utilizzato risorse e sforzi straordinari per favorire la ricollocazione in queste aziende, ma bisogna domandarsi cosa ha fruttato tutto questo e cosa è necessario fare per non vanificare quanto fatto fino ad
oggi! La multinazionale americana non ha ancora presentato un piano industriale per il sito di Marcianise e questo preoccupa ancora di più perché in più occasioni è stato dichiarato dal management locale che gli esuberi potrebbero aumentare per effetto della pandemia. Le scelte di ridimensionamento o addirittura di disimpegno delle multinazionali americane (vedi anche Whirlpool ) che insistono sul territorio casertano, non possono ricadere sui lavoratori e sulle proprie famiglie, specie quando hanno avuto il coraggio e la responsabilità di valutare altre opportunità di lavoro. Siamo sempre stati interessati a progetti industriali che provino a recuperare la difficile situazione industriale e occupazionale ma non possiamo assistere solo ad annunci e aspettare mesi e anni perché questi si realizzino", proseguono i sindacati.
"In tale prospettiva, è importante e decisivo che il Governo proceda con celerità ad investire le risorse economiche del Recovery plan, per una ripresa dello sviluppo del Mezzogiorno come asse strategico per lo sviluppo dell’intero Paese. Fim, Fiom, Uilm e Failms, alla luce di quanto sopra, e per evitare che la situazione precipiti e abbia un risvolto drammatico al termine delle misure di contenimento della crisi dovuta alla pandemia, chiedono la ripresa dei tavoli di crisi fermi al ministero dello Sviluppo economico e un incontro urgente alla Regione Campania per valutare tutte le iniziative necessarie a sostenere e mettere in sicurezza l’occupazione, le prospettive e il futuro di centinaia di lavoratori legati alle realtà industriali di Caserta", rilevano ancora le organizzazioni sindacali.
Pertanto, le forze sindacali territorial, insieme a una parte dei delegati, domani, 26 marzo, parteciperanno al presidio presso il Mise, organizzato dalle segreterie nazionali dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil.