I dati dell’Unione Europea confermano la necessità di un cambiamento radicale delle politiche economiche e sociali. Non è che bisogna cambiare perché ce lo chiede l'Europa, ma perché le cose effettivamente non vanno”. Questo il commento del segretario generale della Cgil Maurizio Landini alle previsioni economiche della Commissione europea, che rivede al ribasso tutti i dati dell’economia italiana: “Le previsioni Ue sono anche la conferma che le manovre fatte in precedenza erano recessive e non rispondono alla crisi. Per questo il voto europeo è importante, pone la questione di come cambiare l'Europa. È inutile che raccontino balle, la situazione è difficile e va affrontata per quello che è”.

Italia ultima in Europa per crescita dell'economia nel 2019: il Pil nazionale aumenterà solo dello 0,1 per cento quest'anno (è stata dello 0,9 nel 2018), il dato peggiore tra tutti i paesi dell'Unione. È quanto emerge dalle previsioni di primavera della Commissione europea. La stima è inferiore sia rispetto alle previsioni precedenti della Commissione sia rispetto alle stime del governo contenute nel Documento di economia e finanza (Def), che entrambe indicavano pari allo 0,2 per cento. Da rilevare è l’ampio differenziale sia rispetto all'area euro, dove in media nel 2019 è attesa una crescita dell'1,2 per cento (dall'1,9% del 2018), sia rispetto all’intera Unione Europea, dove si stima una crescita pari all’1,4. L'Italia, secondo le stime della Commissione, dovrebbe tornare a crescere dello 0,7 per cento nel 2020, anno che avrà due giorni lavorativi in più, quando l'area euro è data al +1,5, ossia più del doppio.

Brutte notizie anche per gli altri parametri economici. Il deficit rispetto al Pil (nel 2018 al 2,1 per cento) crescerà al 2,5 per cento nel 2019 “principalmente a causa del rallentamento della crescita economica”. E in assenza di interventi (ossia senza l'aumento delle aliquote Iva già previsto nella legislazione come clausola di salvaguardia) salirà al 3,5 per cento nel 2020, quindi sopra la soglia limite del 3 per cento del Patto di stabilità e di crescita.

Il debito pubblico, dal 132,2 per cento dello scorso anno, raggiungerà il 133,7 per cento nel 2019 e il 135,2 per cento nel 2020, per effetto di un avanzo primario più basso e di un differenziale positivo tra i tassi di interesse e il tasso di crescita dell'economia, che è in rallentamento. L’esecutivo comunitario pronostica anche un peggioramento anche del deficit strutturale, dal 2,2 per cento del 2018 al 2,4 per cento quest'anno e al 3,6 nel 2020

La crescita dell'occupazione è previsto che si fermi nel 2019. "È improbabile che il mercato del lavoro sfuggirà all'impatto dell'economia stagnante, come indicano le sommesse aspettative di impiego delle imprese. Ci si aspetta che la crescita dell'occupazione si arresterà nel 2019", si legge nelle previsioni. Per la Commissione, infine, la disoccupazione salirà all'11 per cento, visto che è probabile "che il reddito di cittadinanza indurrà più persone a iscriversi nelle liste di disoccupazione e quindi ad essere contate come forza lavoro".