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In presenza e da remoto, perché il Covid lo impone, il 20 e il 21 Slc tiene la propria Assemblea di organizzazione. Settori diversi, che patiscono in maniera differente lo scotto della pandemia e di una ripresa attraversata dalla tempesta del costo dell’energia. Tutti attraversati da un profondo cambiamento. Per il segretario generale Fabrizio Solari il sindacato non può che fare il proprio mestiere, tenere i piedi ben piantati nei luoghi di lavoro e contrattare, contrattare, contrattare
Una categoria che rappresenta settori diversi, Tra lavoro a distanza e servizi essenziali quale l’impatto della pandemia?
L’impatto è stato forte, soprattutto nella prima fase, poi ci siamo riorganizzati. Ancora oggi nel settore è largamente utilizzato lo smart working anche se, ovviamente con qualche affinamento rispetto alla prima andata. Abbiamo tessuto intese e accordi, da noi – ancor prima della sigla dell’accordo interconfederale con il governo, il lavoro a distanza è stato normato in categoria. Le cose più complicate sono tutto sommato non tanto quelle legate alla pandemia, che è una vicenda che pesa e molto soprattutto nel settore dello spettacolo, ma alcune scelte da compiere sulla strada dell'innovazione che tardano a venire, soprattutto sul lato del governo che sembra molto più impegnato su altre questioni, come tutti possono vedere.
Quali sono le sfide per il 2022 che la tua categoria deve affrontare?
La principale riguarda la digitalizzazione del Paese, significa, come ho detto decine di volte, rendersi conto che ormai la rete di qualità è un diritto di cittadinanza, occorre porsi il problema di in che tempi la si fa e chi la fa. E invece, proprio qualche giorno fa è andata deserta la gara sulla le reti per le isole minori, accade perché c'è troppa incertezza sul futuro di questa settore, su come verrà regolato, su cosa succederà di Tim. Un'azienda con più di 40.000 dipendenti, al momento senza amministratore delegato e senza una governance degna di questo nome. È evidente che in queste condizioni ogni tentativo di programmare diventa ardito. Poi c’è un attivismo di Poste, che si propone sempre di più come un punto di snodo fondamentale dell'innovazione, sicuramente è vero, però continua a convivere anche con fasce larghissime di lavoro debole, di accordi non sempre rispettati, ecc.
Per quanto riguarda la comunicazione?
Abbiamo detto molte volte che era in atto un cambiamento anche qui epocale. La convergenza tra l'emittenza pura e la produzione di contenuti. La cosa sta andando avanti, soprattutto a livello globale, grandi aziende di telecomunicazioni e di software hanno intrapreso la strada dell'investimento nella produzione dei contenuti e questo ha un impatto oggettivo su tutto il settore. Oggi siamo davvero alla quarta rivoluzione, anche la Tv specialistica, la Sky della situazione, è ormai vecchia, sta prevalendo il modello di fruizione dei contenuti on demand. È evidente che questo comporterà un cambiamento radicale dell'organizzazione del lavoro e non solo nelle imprese tradizionali, a partire da Rai sicuramente, ma investe l’intero settore
Se questo è lo scenario, come deve cambiare il sindacato per rappresentare i lavoratori e le lavoratrici in questi settori e in questa fase?
Il sindacato deve semplicemente mantenere i piedi sui posti di lavoro, deve superare un naturale senso di smarrimento di fronte a questi cambiamenti così profondi e misurarsi con la contrattazione del nuovo. Non c'è alternativa. Questo è quello che bisogna fare. Si pagherà anche uno scotto nella prima fase, non tutto è chiaro, non tutto è definito, non tutto è certo nei suoi contorni definitivi, ma l'unico modo per capire in che direzione si va, per correggere gli errori che eventualmente si fanno, per rimanere il punto di riferimento del lavoro in questi settori è accompagnare questa trasformazione con la contrattazione. Non vedo altra alternativa