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I social, ormai lo sappiamo, hanno reso più facili e accessibili meccanismi utili a manipolare l’opinione pubblica. Ma questi strumenti non sono neutri. Tutto dipende dall’uso che se ne fa. Così, se si impara a usarli bene e si ha un po’ di costanza, possono dimostrarsi un supporto valido per dare forza a forme di protesta e comunicazione. È successo in questi giorni al Silp. Il sindacato di polizia della Cgil, dopo la pubblicazione di uno scatto che mostrava la stretta di mano tra il ministro dell’Interno Salvini e il capo ultrà milanista Lucci, è intervenuto veicolando la propria posizione sui media tradizionali e anche sui social.
Il primo “gol” del Silp, in questo caso del suo segretario generale, Daniele Tissone, è stato indovinare il commento: semplice, chiaro, efficacissimo. “Se al posto di Salvini ci fosse stato un poliziotto, sarebbe già stato sanzionato disciplinarmente”.
Questo commento è stato inserito in un articolo uscito sul Fatto quotidiano del 17 dicembre, che poi è stato pubblicato sulla pagina Facebook del Silp nazionale, dove ha raggiunto 24.208 persone e prodotto 2.967 interazioni tra like, commenti e condivisioni (queste ultime ben 261). Per il traffico abituale generato dal Silp sono numeri rilevanti.
L’impatto su Fb, insieme al silenzio delle altre organizzazioni sindacali di settore sul gesto del ministro dell’Interno, ha spinto anche il Corriere della Sera a riprendere la dichiarazione di Tissone. L’ha rilanciata un articolo uscito il 19 dicembre sul quotidiano milanese, dove si indaga più a fondo sulla figura dell’ultrà milanista e sul suo “curriculum” giudiziario più corposo rispetto a quanto emerso nelle prime notizie. Il Silp ha condiviso anche questo articolo sulla propria pagina Facebook.
È del 19 sera la notizia che Salvini, sulla scia delle polemiche e delle contestazioni tra le quali anche quella del Silp, ha fatto marcia indietro nel corso di un’intervista e, dopo aver difeso con forza il proprio gesto, ha ammesso di avere sbagliato qualcosa. Come mai? Il ministro dell’Interno non è certo nuovo a gesti o esternazioni che suscitano ondate di sdegno e contestazioni cui lui, solitamente, risponde con un selfie gaudente davanti a un piatto di maccheroni o a un hamburger.
Cosa è accaduto, quindi? Non sapremo mai davvero quale calcolo abbia spinto Salvini e il suo staff a optare per il dietrofront. Possiamo però constatare come l’osservazione del Silp – “Se al posto di Salvini ci fosse stato un poliziotto, sarebbe già stato sanzionato disciplinarmente” – con la sua ampia e rapida diffusione attraverso i media tradizionali e i social abbia fornito un elemento di concretezza alle contestazioni fino a quel momento giocate sul piano dell’opportunità, e abbia dato una spinta ulteriore alla ritrattazione. La vicenda ci insegna che non si deve mai mollare la presa. Anche sui social.
Esmeralda Rizzi è responsabile social media della Cgil nazionale