L'Italia invecchia, si svuota e questa emorragia non è più frenata dalla presenza di nuovi cittadini. È questo il quadro, non certo roseo, che emerge dalle anticipazioni della XXX edizione del Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes. Dopo 20 anni di crescita ininterrotta, infatti, per la prima volta nel nostro Paese si registra una diminuzione della presenza straniera, che ormai non compensa più un saldo demografico in calo da almeno sei anni.
L'anno scorso, l'Italia ha perso quasi 200 mila abitanti, mentre gli stranieri sono diminuiti di 26.422 unità (-0,5%). I migranti regolarmente residenti in Italia sono dunque oggi poco più di 5 milioni (5.013.215). Tra le cause, secondo il rapporto, c'è sicuramente la pandemia. Anche gli stranieri hanno subito un forte contraccolpo dalla chiusura di molte attività e sono più esposti al rischio sfruttamento. Il tasso di disoccupazione migrante (13,1%) è infatti superiore a quello dei cittadini italiani (8,7%) A soffrirne di più le conseguenze, come sempre, ci sono le donne, con una riduzione del tasso di occupazione due volte maggiore rispetto alle italiane.
Eppure, c'è una fetta della popolazione migrante che in Italia continua ad aumentare. È quella dei richiedenti asilo, coloro che arrivano con mezzi di fortuna in cerca di salvezza. Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Interno, dal 1° gennaio al 15 settembre di quest’anno, i migranti sbarcati sulle coste nazionali sono stati oltre 42 mila (42.186). Il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (21.073) e sette volte di più rispetto al 2019 (6.236). Al 15 settembre, in Italia, sono presenti quasi 80 mila immigrati, accolti per lo più in hotspot, grossi centri di prima accoglienza e, molto meno, in centri Sai (Sistema di accoglienza e integrazione).
Insomma, mentre i cittadini già integrati nel contesto sociale italiano, quelli che possono contribuire alla crescita del Paese, diminuiscono, quelli ancora da integrare aumentano. E vengono parcheggiati, anche per anni, in centri di prima accoglienza. Un cortocircuito che mette di nuovo in evidenza, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, tutte le pecche del sistema di accoglienza italiano.
Ma i dati Caritas oggi ci dicono anche qualcosa in più. È molto spesso lo stesso sistema italiano ad espellere i cittadini regolari e a trasformarli in irregolari. I residenti stranieri calano anche a causa di circa 120 mila cancellazioni d’ufficio per "altri motivi", cioè irreperibilità o scadenza del permesso di soggiorno.
L'assenza di un sistema integrato di soccorso, insieme alla recente guerra dichiarata alle Ong ha anche portato a un aumento del rischio di morire durante la traversata del Mediterraneo: nel 2017 era del 2,62%, nel 2018 è schizzato al 9,68%, l'anno dopo addirittura all'11,57%. Nel frattempo, chi arriva trova sempre più difficoltà a farsi accettare la domanda d'asilo. Se nel 2012 gli esiti positivi erano il 76% del totale, nel 2020 erano calati al 21%.
Insomma il sistema socio-economico italiano, a cui servirebbero nuovi cittadini per compensare il saldo demografico, in realtà è bloccato in un terribile circolo vizioso: respinge sempre più migranti e così inevitabilmente ingrossa le fila di chi è costretto a vivere nell'irregolarità.