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''Il governo regolarizzi anche i lavoratori migranti irregolari impiegati in edilizia. Quest'operazione diventi l'occasione per mappare e quantificare la loro presenza nelle nostre regioni, con l'obiettivo di offrire loro risposte in termini di tutele e garanzie lavorative, sanitarie e sociali. Regolarizzarli, inoltre, vorrebbe dire mettere fine al loro reclutamento illegale, una pratica molto utilizzata dalla malavita organizzata''. Lo chiedono i segretari generali dei sindacati FenealUIl, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri, Alessandro Genovesi, in una lettera inviata ai ministri delle Infrastrutture, Paola De Micheli, dell'Interno, Luciana Lamorgese, e del Lavoro, Nunzia Catalfo invitando il governo a mettere da parte "le diatribe interne" per mettere fine "alla piaga del lavoro nero e dello sfruttamento delle persone anche nel settore dell'edilizia".
'Nei 600 mila lavoratori interessati alla regolarizzazione - scrivono - ci sono anche numerosi edili, colpiti pesantemente dagli effetti dell'emergenza sanitaria e della conseguente chiusura dei cantieri. L'impossibilità di tornare nei loro paesi di origine, la preclusione all'accesso alle misure di ammortizzatori sociali, la solitudine dovuta all'assenza di reti familiari e la difficoltà all'accesso alle cure mediche, hanno messo a dura prova le già gravi problematiche vissute dalle migliaia di lavoratori irregolari vittime di lavoro nero, sfruttamento, caporalato ed isolamento sociale".
"Ora - sottolineano ancora i tre segretari generali - la riapertura dei cantieri, insieme all'utilizzo del sistema del subappalto e spesso del massimo ribasso, riproporrà il gravissimo fenomeno del reclutamento di manodopera irregolare in tutta Italia e renderà ancora più complesso verificare il rispetto delle misure di sicurezza contenute nel protocollo per il settore, inserito nel Dpcm del 26 aprile scorso. Un provvedimento di regolarizzazione dei cittadini stranieri sprovvisti del titolo di soggiorno, diventerebbe un atto importantissimo per il riconoscimento dei diritti fondamentali ed al contempo una misura di tutela della salute e dell'igiene pubblica riducendo il rischio di esposizione al contagio per loro e per gli altri cittadini"