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Il 21 gennaio del 1921 a Livorno c’è Antonio Gramsci. E insieme a lui Amadeo Bordiga, Angelo Tasca, Umberto Terracini. Sognano la rivoluzione della classe operaia, discutono il destino del popolo lavoratore italiano. Il loro diventerà il partito di massa per eccellenza.
Nel 1926 Bordiga e Gramsci vengono arrestati e inviati al confino. Il Partito comunista, come tutte le formazioni democratiche, viene soppresso dal regime fascista nel novembre dello stesso anno. Il Partito viene ricostituito clandestinamente, in parte rimanendo in Italia, in parte emigrando all’estero verso la Francia e l’Unione Sovietica.
La lotta contro il fascismo
Alle ore 17 del 24 luglio 1943 i 28 membri del Gran consiglio del fascismo, che non si riuniscono dal 1939, si incontrano a Palazzo Venezia per votare l’ordine del giorno che porrà fine al ventennio fascista, mettendo in moto il meccanismo che avrebbe portato all’uscita dell’Italia dalla Seconda guerra mondiale e all’inizio della Resistenza. Meno di due mesi più tardi, il 3 settembre, verrà stipulato l’armistizio con gli alleati divulgato cinque giorni dopo. Comincia per l’Italia la Resistenza al nazifascismo, una storia fatta di combattimenti, rappresaglie, repressioni, silenzi e grandi eroismi. Una storia scritta anche dal Partito comunista italiano.
“La battaglia finale è cominciata - affermava Luigi Longo durante la riunione allargata della Direzione del Pci per l’Italia occupata dell’11-12 marzo 1945 - (…) l’insurrezione deve essere insurrezione non di un partito o di una classe, ma di tutto il popolo per la cacciata di tedeschi e fascisti e per la creazione di un’Italia nuova". Con la proclamazione della Repubblica il Pci torna ad operare in Italia divenendo forza parlamentare.
A conclusione di una giornata impegnativa, nella notte del 21 giugno 1976 un emozionato Enrico Berlinguer potrà affacciarsi al balcone delle Botteghe oscure affermando: “Compagne e compagni penso che voi conosciate già le indicazioni che sono venute dai primi risultati. In termini strettamente numerici, noi passiamo dal rappresentare, nel 1972, poco più di un quarto dell’elettorato a rappresentare stabilmente, con radici profonde, un terzo dell’elettorato. Un italiano su tre vota comunista!”.
Il partito di massa
Effettivamente il Pci ha raggiunto il 34,4% delle preferenze (+5 punti rispetto a quattro anni prima), ottenendo 228 seggi alla Camera a conclusione di una campagna elettorale tesa e difficile, caratterizzata da toni di grande preoccupazione. Oltre che nelle tradizionali regioni rosse (Toscana, Emilia-Romagna, Umbria, Marche), i comunisti riportano vittorie nel Lazio, in Campania, Liguria e in Valle d’Aosta. Alla vittoria seguiranno però anni difficili.
Il rapimento di Aldo Moro, l’uccisione di Guido Rossa, Ustica, Bologna, Pio La Torre. Nel 1989 la caduta del Muro di Berlino pone fine a oltre quaranta anni di guerra fredda, innescando un processo di crisi irreversibile dei paesi comunisti dell’Est e della stessa Unione Sovietica. In Italia la fine del comunismo reale induce il Pci a mutare nome, simbolo e strategia, dando vita al progetto del Partito Democratico della Sinistra (PDS), destinato a subire la scissione “a sinistra” di Rifondazione Comunista.
Nel febbraio del 1991 - nonostante le importanti opposizioni - con 807 voti favorevoli, 75 contrari e 49 astenuti, il Pci - fondato il 21 gennaio 1921 - decreta il proprio scioglimento al termine di un percorso avviato nel Comitato centrale del 20 novembre 1989.
“L’emozione rispetto alla sorte del nome 'comunista' - scriveva quella sera Pietro Ingrao - non è un lamento di 'reduci'. È un grumo di 'vissuto', di esperienza sofferta di milioni d'italiani che intorno a questo nome hanno combattuto non solo battaglie di libertà - che sono state condotte anche da altri che io rispetto - ma hanno visto la tutela dei più deboli, come patrimonio sepolto da valorizzare”.
“Io non mi vergogno di questo nome - dirà Pajetta - né della nostra storia, e non lo cambio per quello che hanno fatto quelli là. Se cambiamo nome, cosa facciamo, il terzo partito socialista? Io dico soltanto che quando Longo mi mandò da Parri per costituire il comando del Cln, né Parri, né altri mi chiesero di cambiare nome, ma soltanto di combattere insieme”. Di combattere insieme.