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I sindacati bocciano il Def e, più in generale, le politiche economiche del governo. La presa di posizione – molto dura – nel corso degli esecutivi unitari a Roma. “Una presa in giro”: questo il giudizio espresso ai margini della riunione da Gianna Fracassi, vicesegretaria confederale dela Cgil, a proposito del Documento di programmazione economica e finanziaria. “Si dice che le previsioni di crescita erano sbagliate, ma non ci sono misure economiche che possano contrastare la deriva. Si parla di un aumento della disoccupazione, si quantificano impatti minimali delle misure adottate, ma non c'è alcun intervento prociclico, non ci sono investimenti per far ripartire il Paese", ha aggiunto. Secondo la sindacalista il Def mostra che l'economia del Paese "è in stallo" e gli interventi del governo sono "solo di sapore elettorale".
Il sindacato non starà con le mani in mano. Come ha ricordato Fracassi, Cgil, Cisl e Uil hanno predisposto un percorso di mobilitazione fino al 22 giugno con una grande manifestazione a Reggio Calabria (in mezzo lo sciopero dei metalmeccanici e della scuola, e la manifestazione dei pensionati, ndr). Quanto a un possibile sciopero generale, “lo decideremo insieme in base alla risposte che il governo darà o non darà".
Duro anche l’intervento del vicesegretario genererale della Cgil Vincenzo Colla, che ha aperto la sua comunicazione parlando di Europa, “che è ancora il perimetro più democratico che abbiamo al mondo”. Per il sindacalista, “i provvedimenti di spesa del governo mancano di un’idea si sviluppo. Hanno solo obiettivi elettorali di breve periodo. Manca un’idea di Paese”. E a proposito di Sud, sviluppo “non ci sono investimenti, solo spesa corrente, privatizzazioni e condoni”. No alla flat tax, che “mancando di progressività è contro un’idea democratica di Paese. Mentre lo sblocca cantieri le deroghe sugli appalti riaprono le porte a illegalità e rischi per i lavoratori”.
Sulla stessa lunghezza d’onda i commenti dei leader di Cisl e Uil. Per Anna Maria Furlan, numero uno della Cisl, il Def non è che "un pannicello caldo con scelte sbagliate": mancano riforme per lo sviluppo, manca una politica industriale, manca una riforma del fisco coraggiosa, mancano misure per il Sud. Negativi anche i giudizi su decreto crescita, sblocca cantieri e sulle ipotesi di salario minimo, mentre anche "sulla previdenza nessuno dei punti che abbiamo posto è stato raccolto dall'esecutivo".
Negativo anche il giudizio di Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil: "Noi non dichiariamo guerra, ma abbiamo presentato una piattaforma con proposte per uscire della crisi, visto che la crisi c'è. Vogliamo che il governo ci convochi per discutere seriamente sulle nostre richieste: diminuzione delle tasse per i lavoratori dipendenti e dimezzamento della tassazione per i pensionati che pagano il doppio delle tasse dei pensionati europei".
Quanto al Def, "ci sono troppe bozze incomprensibili: vogliamo leggere testi che siano chiari e leggibili". In particolare, ha osservato, bisogna capire meglio la questione che riguarda le detrazioni: se si eliminano il risultato è che le tasse aumentano. Infine, servono risorse “per i contratti pubblici, per l'adeguamento delle pensioni, per il rilancio dell'economia e del lavoro a favore dei giovani".
Landini: governo boccia se stesso e prende in giro italiani
“Nella bozza di Def il governo boccia se stesso; insiste nelle inesattezze e certifica gli errori fatti sulle stime della crescita; prevede un calo nell'occupazione e un aumento della disoccupazione”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. “Il Def - prosegue - registra l'impatto quasi nullo delle vecchie e nuove misure programmate come il decreto crescita - un elenco di interventi già sperimentati e privi di risultati - e lo sblocca cantieri che rischia di ridurre le tutele del lavoro e favorire fenomeni corruttivi e malavitosi”.
Secondo Landini “il governo continua a prendere in giro gli italiani con misure di propaganda elettorale come la flat tax, che privilegiando i ricchi contrasta con il principio costituzionale di progressività; non prevede una seria lotta all'evasione, mentre sul versante fiscale non dà risposte a lavoratori e pensionati”. “Crediamo che non ci sia più tempo da perdere”, aggiunge il segretario generale della Cgil. “Insieme a Cisl e Uil - sottolinea - abbiamo detto che serve una diversa politica economica prevedendo il rilancio degli investimenti pubblici e privati, soprattutto nelle infrastrutture materiali, sociali e della conoscenza, capaci di far ripartire il Paese e un grande piano di manutenzione e riassetto del territorio”.
“È indispensabile - prosegue Landini - una vera riforma fiscale che, aumentando le detrazioni, dia una risposta ai redditi di lavoratori e pensionati e compia una reale lotta alle diseguaglianze rispettando la costituzione che parla di equa contribuzione in base alla possibilità economica dei cittadini, ovvero di redditi e ricchezza. Nel Def - conclude - non c'è dunque un'idea di sviluppo, manca un progetto per il Paese, mentre le misure economiche sono piegate al consenso elettorale. Così non si regge, rischiamo seriamente di andare a sbattere”.
Il calendario della mobilitazione
Gli esecutivi hanno ratificato nel dettaglio il fitto calendario di manifestazioni unitarie e scioperi categoriali in programma nelle prossime settimane. In particolare, il primo appuntamento sarà la manifestazione nazionale del Primo Maggio a Bologna, il cui slogan sarà “La nostra Europa: lavoro, diritti, stato sociale”; il 6 e 7 maggio è in programma a Matera una iniziativa unitaria su lavoro e cultura; il 17 maggio si svolgerà lo sciopero generale dei lavoratori della scuola ed il primo giugno è in programma la manifestazione unitaria dei pensionati. L’8 giugno la manifestazione dei lavoratori del pubblico impiego; il 14 giugno si svolgerà lo sciopero generale dei metalmeccanici ed infine il 22 giugno a Reggio Calabria ci sarà la manifestazione nazionale unitaria per la crescita ed il lavoro nel Sud. Una delegazione dei tre sindacati parteciperà il 26 aprile a Bruxelles anche alla manifestazione indetta dalla Ces per una Europa più giusta verso i lavoratori intitolata “Call to Action for a fairer Europe for workers”.
Ultimo aggiornamento 16.25