È una piazza insolita quella di oggi (mercoledì 7 ottobre) a Montecitorio. Ad affollarla i corpi delle forze armate che manifestano il loro dissenso verso la proposta di legge Corda (M5S), attualmente in discussione in Parlamento. Se il testo fosse approvato, la libertà di associazione sindacale per i militari tornerebbe a essere una chimera. In primo luogo, perché la vita lavorativa in tempo di pace non potrebbe più costituire materia di contrattazione fra amministrazioni e sindacati militari. In secondo luogo, perché di fronte a un eventuale contenzioso sindacale si dovrebbe ricorrere al Tar, invece che al giudice del lavoro.

Un passo indietro rispetto a quanto stabilito dalla sentenza 120/2018 della Corte Costituzionale”, commenta il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra. “La manifestazione di oggi è un presidio di democrazia che non serve solo alle forze armate, ma anche all'intero Paese. La partecipazione che i lavoratori dell'ambito militare vogliono difendere è un pezzo importante della nostra battaglia”. Per questo, il sindacato di Corso d'Italia ha scelto, insieme a Cisl e Uil, di supportare l'iniziativa organizzata da Sinafi, Silf, Usif, Saf, Libera rappresentanza, Nsc, Siam, Silme, Usmia e Usic.

 


“Noi vorremmo un sindacato vero che parli di orari di servizio, di ricongiungimenti familiari, dei criteri generali della mobilità e che possa aiutare le persone assoggettate a un procedimento disciplinare in modo professionale”, afferma il segretario generale della Silf Francesco Zavattolo. “Tutto questo la legge Corda ce lo impedisce, per un motivo semplicissimo: gli Stati maggiori della Difesa non vogliono un confronto sereno con noi”.

Stati maggiori che proprio ieri hanno emesso una circolare in cui annunciano “conseguenze disciplinari” nei confronti di chi avrebbe partecipato alla protesta di oggi. Eppure è proprio nei momenti di confronto – al tavolo di una vertenza o in piazza – che “passa la differenza tra organizzazioni meramente autoritarie e organizzazioni autorevoli”, conclude Zavattolo.