Il 7 ottobre è il giorno de "La Via Maestra", la mobilitazione organizzata da Cgil e oltre 100 associazioni, che scenderanno insieme in piazza per l'attuazione della Costituzione. Ne abbiamo parlato con Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea. 

La mobilitazione è stata lanciata da più di 100 associazioni e reti. Da anni la Fillea collabora strettamente con il terzo settore. Quanto è importante per un sindacato il rapporto con la società civile?
Il sindacato è parte della società civile, ma ovviamente è portatore di interessi specifici. La questione però è che i nostri interessi specifici, come difendere l’occupazione e la sua qualità, creare nuova occupazione stabile, difendere le tutele rappresentate dal welfare pubblico, sono oggi interessi fondamentali per la stragrande maggioranza dei cittadini, da qui la loro portata “generale”. Oggi in più nessuno può pensare che il futuro sia un ritorno a un modello di sviluppo passato, neanche quello dei gloriosi Anni 70, dove pure il compromesso tra impresa e lavoro era un compromesso avanzato. Oggi dobbiamo ripensare radicalmente cosa e come si produce, dobbiamo assumere il concetto di “trasformazione” generale: vale per le città, il costruito, vale per le relazioni sociali e produttive urbane, vale insomma per un superamento dell’attuale modello di produzione e relazioni sociali connesse. E se questo è vero, se dobbiamo puntare a una piccola rivoluzione per imbrigliare tecnologie e saperi e metterli a disposizione di un altro modo di pensare e pensarci, le alleanze sono fondamentali. Alleanze in alto e soprattutto alleanze in basso, con chi già prova a portare avanti esperienze e modelli diversi.

La filiera delle costruzioni è stata investita negli ultimi anni da grandi trasformazioni, eppure legalità e diritti, che sono le fondamenta della nostra Costituzione, restano sempre in discussione. Perché?
Perché le costruzioni mai come oggi sono al centro di quello scontro di modelli, di relazioni sociali, di strutture finanche di pensiero. Mai come oggi lo scontro è tra rendita e produzione, tra modello lineare ed economia circolare, tra lavoro povero e liberazione delle competenze e saperi. È uno scontro anche tra modelli organizzativi e modelli di impresa. E una parte datoriale resiste a questo cambiamento, continuando a scommettere sulla via bassa della competizione. Ma dove c'è via bassa, c'è il mancato rispetto dei Ccnl edili, orari massacranti, mancanza di investimenti e nanismo aziendale e finanziario. Allora si apre la porta all’illegalità, grande e piccola, alla guerra al sindacato, al ricatto occupazionale verso i più deboli, a partire dai migranti.

Tra le parole chiave dell'iniziativa del 7 ottobre c'è il lavoro stabile e di qualità. La sicurezza dei lavoratori, soprattutto di quelli edili, è legata a doppio nodo con la qualità dell'occupazione, e resta un nervo scoperto. Come bisogna agire?
Assumendo una volta per tutte, anche nel linguaggio mi verrebbe da dire, la questione che gli incidenti sul lavoro non esistono. Esistono omicidi sul lavoro, connessi all’organizzazione delle lavorazioni e dei cantieri, alla riduzione sempre più frenetica dei tempi, alla scarsa formazione, alla mancanza di investimenti in tecnologia, anche minimi. E serve allora aprire una grande vertenza su come i committenti tra massimo ribasso diretto, massimo ribasso mascherato, ricerca esasperata del profitto, portano i lavoratori edili a lavorare 10-12 ore al giorno, 7 giorni su 7. E tengono gli over 65 sulle impalcature, risparmiano sulla formazione e sui Dpi. Da tempo chiediamo di attuare la patente a punti prevista dal Testo unico sulla sicurezza, che è del 2008, da tempo chiediamo di introdurre l’aggravante di omicidio sul lavoro come oggi c'è quella per l'omicidio stradale. Da tempo chiediamo, non solo la Procura nazionale dedicata, ma un rafforzamento consistente dei presìdi di controllo e preventivi sul territorio che si chiamano ispettori, ma anche tecnici, medici del lavoro, ecc.

Un altro aspetto chiave dell'iniziativa è la transizione ambientale ed energetica, e anche qui le costruzioni si confermano un settore cruciale. A che punto siamo?
Siamo di fronte a una grande scommessa. Il 40% di tutto il Co2 prodotto e il 50% delle inefficienze energetiche in Italia sono da attribuire al nostro patrimonio, pubblico ma soprattutto privato, costruito in buna parte oltre 50 anni fa. Mai come oggi, anche alla luce della direttiva europea “case green” e degli obiettivi internazionali e del New green deal, rigenerazione urbana, efficienza energetica e messa in sicurezza antisismica e del territorio, creazione di lavoro e anche riduzione delle povertà sono facce della stessa medaglia. Come Fillea, nel giugno 2023 abbiamo presentato un manifesto politico sindacale al riguardo intitolato “Rigeneriamo la Città, Rigeneriamo il Lavoro, Rigeneriamo la Democrazia” con cinque proposte di merito. La prima presentata a luglio proprio per riordinare i vari incentivi per l’efficienza energetica. Una proposta che si rivolge solo alle prime case, solo a chi sta in classe energetica E,F,G, le più basse, e che vuole partire da condomini e periferie. Superando i limiti dei vari bonus passati, compreso il famoso 110%, ma continuando con più selettività ad accompagnare un settore che sul green sta cominciando a investire. Del resto, il Pianeta è questo e non ne abbiamo un altro, o li governiamo noi o se va bene li subiremo. Nel peggiore dei casi, queste filiere si fermeranno in Italia, condannandoci anche su questo settore a una via bassa, sociale, economica e ambientale.

Qual è la via maestra per la Fillea?
Costruire le condizioni per un nuovo patto tra lavoro, impresa, intelligenza e saperi, con uno Stato innovatore che accompagni le tante energie che ci sono in questo Paese. Perché solo insieme, con un ruolo di programmazione ma anche di intervento pubblico, con imprese che investono, con il lavoro che torna strumento di emancipazione e libertà, oltre che adeguato sostegno economico, potremmo affrontare le disuguaglianze crescenti. Non è solo un tema di giustizia, che pure è fondamentale, è anche un tema di riconquista da parte del “politico” di quello che è “economico”. In natura esistono delle leggi universali, come la gravità, ma il fatto che i ricchi siano sempre più ricchi e gli sfruttati, gli espropriati, i precari, gli alienati aumentino è invece frutto di scelte umane, di modelli, di relazioni sociali. La via maestra è cambiare questo approccio per cui “non ci sono alternative a questo modello”. No. Alternative possibili ci sono, sta anche a noi costruirle tutti i giorni, con più o meno gradualità, ma con un chiaro obiettivo di trasformazione in testa. Ecco, questa è la via maestra, costruire, certo con fatica, certo con contraddizioni, elementi concreti per avanzamenti concreti. Insomma l’importante non è partecipare, ma vincere cambiando ogni giorno un pezzettino di questa società.
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