Stato di agitazione dei settori pubblici, deciso unitariamente dai sindacati. Ad annunciarlo con un video su Collettiva è Serena Sorrentino, segretaria generale della Fp Cgil. Alla base della decisione l'impatto di problemi strutturali sui quali l'emergenza pandemica ha funzionato da detonatore. Il primo dei quali è la carenza di personale in sanità, dove le organizzazioni di rappresentanza, già prima dell'esplosione del covid, avevano denunciato che mancavano all'appello circa 52 mila figure, tra medici, infermieri e operatori sanitari. Un'esigenza pressante alla quale si è risposto con l'assunzione di circa 30 mila precari, che non basta. "Questa è un'emergenza straordinaria che merita misure straordinarie, se serve anche in deroga a tutte le norme di legge esistenti", ha detto chiaramente la leader dei pubblici della Cgil.
Secondo tema sul tavolo e alla base dello stato di agitazione, le risorse destinate al servizio pubblico, sia per il rinnovo dei contratti, ad oggi insufficienti secondo i sindacati, sia quelle per vincere la sfida del cambiamento e dell'innovazione. A partire dallo smart working, sul quale "non condividiamo la scelta del ministro Dadone di assegnare al solo dirigente l'organizzazione dell'attività di lavoro".
Al centro dell'iniziativa sindacale resta prioritario il tema della sicurezza. Per due motivi, sintetizzati efficacemente dall'hashtag #sicuroIOsicuroTU: "il servizio pubblico deve mettere in sicurezza gli operatori e al servizio pubblico accedono i cittadini". Preoccupano le carenze strumentali di dpi. "Tante regioni - ci ha detto Serena Sorrentino - ci segnalano la mancanza di guanti e ci sono ancora problemi che riguardano la differenziazione dei percorsi di accesso alle strutture, per proteggere tutti dal rischio contagio, nelle strutture sanitarie e non solo".