PHOTO
A salari già modesti, si aggiungono sempre più di frequente tagli all’orario di lavoro, con l’ovvia conseguenza di ridurre ulteriormente anche la busta paga: accade negli appalti dei servizi di mense e pulizia, dove le lavoratrici, a ogni cambio di società, devono fare i conti con la stessa mole di lavoro da svolgere, ma in minor tempo e a fronte di un compenso minore. Un fenomeno che riguarda tutto il paese, compresa la provincia di Bergamo, come testimonia in una nota la Filcams Cgil provinciale.
“La riduzione del monte ore per queste lavoratrici incide, spesso, sia sulle condizioni di lavoro che sulla qualità del servizio – afferma Mario Colleoni, segretario generale Filcams Bergamo –. Quello degli appalti di mense e pulizie è un settore dove migliaia di dipendenti, oltre ad attendere da anni il rinnovo del proprio ccnl, si ritrovano con appalti continuamente aggiudicati al massimo ribasso che, inevitabilmente, vengono declinati in una riduzione delle ore di lavoro, in un aumento dei carichi e in una diminuzione di reddito”.
“C’è da chiedersi – prosegue il sindacalista – come sia possibile accettare tali ribassi e come questo possa avvenire anche per appalti gestiti dalla Regione Lombardia su piattaforma Arca, senza che il 'Pirellone' detti regole minime per la tutela dei diritti di chi lavora e per i diritti dei malati, quando gli appalti sono quelli degli ospedali. Chi svolge questo tipo di lavoro è spesso un precario a tutti gli effetti, nonostante il ccnl di riferimento preveda altre condizioni per il passaggio da una società all’altra: ogni dipendente dovrebbe essere assunto dal nuovo datore di lavoro alle stesse condizioni del contratto precedente. Ciò non accade”.
Uno degli ultimi esempi che il sindacato segnala, è quello dell’appalto per la mensa negli ospedali di Treviglio e Romano di Lombardia, dove Markas srl ha assunto il personale con una riduzione dell’orario di lavoro pari al 22%. “Questo avrà ripercussioni, anche sotto il profilo contributivo per le lavoratrici. Molte di loro non saranno nelle condizioni di raggiungere le 52 settimane di versamento minimo annuo per maturare la pensione – aggiunge il dirigente sindacale –. Negli appalti ospedalieri sussiste, poi, la delicata problematica legata alla qualità del servizio: i pazienti rischieranno di avere standard di pulizia non adeguati, a fronte del fatto che alle lavoratrici viene richiesto di pulire le stesse metrature con tempi notevolmente ridotti rispetto a quanto accadeva dieci anni fa. Ribadiamo, perciò, la necessità di vigilare sulla gestione degli appalti, ponendo particolare attenzione sia alle condizioni dei lavoratori che a quelle degli utenti. Nonostante si tratti di settori strategici per il Paese, l’attenzione, anche da parte della politica, risulta essere oggi ridotta. Una tendenza che deve cambiare”.