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“Partiamo dalla necessità di rompere immediatamente questa spirale di proteste e violenze, ogni mobilitazione deve essere sempre pacifica”. A rivolgersi direttamente ai detenuti è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. L’associazione che quotidianamente si occupa dei diritti di chi è costretto a vivere dietro le sbarre chiede ora, in piena emergenza coronavirus, un atto di auto responsabilità.
Rassegna Dopo la rivolta nel carcere di Modena, le proteste divampano in altri istituti penitenziari italiani…
Gonnella La nostra priorità è fermare ogni forma di protesta violenta, che significherebbe un irrigidimento della amministrazione penitenziaria nei confronti delle richieste dei detenuti. I nostri osservatori sono a disposizione per fermare le rivolte che sono dannose per tutti.
Rassegna Qual è il pericolo più grande che si corre in questo momento?
Gonnella Bisogna evitare che gli istituti di pena diventino lazzaretti, il virus non deve entrare dentro le carceri. Adesso è il momento della responsabilità, tutti devono fare un passo indietro. Da un lato i detenuti devono interrompere le proteste, dall'altro però facciamo sì che la loro angoscia trovi una risposta.
Rassegna In che modo?
Gonnella Intervenendo subito su due fronti: la liberalizzazione delle telefonate e l'allestimento di nuove postazioni per i collegamenti via Skype per consentire ai detenuti di parlare con i propri familiari, dopo la sospensione dei colloqui in carcere per via dell'emergenza coronavirus.
Rassegna In poche parole, coniugare la tutela della salute con il rispetto degli altri diritti fondamentali...
Gonnella È questo il compito, non facile, che l’amministrazione penitenziaria deve perseguire in questo delicato momento in cui il nostro Paese è alle prese con l'epidemia. Un contagio in carcere, dove gli spazi sono limitati e c’è una totale promiscuità fra detenuti e personale penitenziario potrebbe trasformarsi in una catastrofe. In questi ultimi giorni abbiamo assistito a provvedimenti di chiusura degli istituti, triage all'ingresso per i nuovi giunti, riduzione o sospensione dei colloqui e dell'ingresso dei volontari. Provvedimenti che se da una parte mirano a salvaguardare la salute dei ristretti, dall'altro possono isolare ancor di più una parte di popolazione che già spesso è fortemente esclusa.
Rassegna Sbaglio o avete scritto al governo?
Gonnella Sì, chiedendo una serie di provvedimenti urgenti: aumentare la possibilità di telefonate a 20 minuti al giorno a fronte degli attuali 10 minuti a settimana, utilizzando anche skype; prevedere misure di detenzione domiciliare e affidamento per chi abbia una pena residua limitata e abbia avuto un percorso penitenziario positivo.
Rassegna I detenuti vanno anche informati su quanto sta accadendo e non sempre è possibile…
Gonnella Esatto, devono essere a conoscenza di quanto sta accadendo, altrimenti il rischio è che si possano creare ulteriori disordini. Per capire cosa sta accadendo, e sollecitati da molti parenti di detenuti che a decine ci hanno chiamato o scritto, abbiamo avviato una mappatura dei provvedimenti assunti carcere per carcere che aggiorneremo costantemente.