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Il 23 maggio si celebra la “Giornata della Legalità”, quel giorno del 1992 persero la vita a Capaci, per mano di Cosa Nostra, Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Meno di due mesi dopo, il 19 luglio, a Palermo, in Via D’Amelio, un ulteriore attentato mafioso fece strage di Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, fra le prime donne della polizia di stato a far parte di una scorta e la prima a cadere in servizio.
Dobbiamo tenere viva la memoria delle vittime innocenti, fra cui i tanti sindacalisti uccisi per mano delle mafie, come abbiamo fatto il 29 aprile scorso proprio a Palermo, nell’Istituto Vittorio Emanuele III, inaugurando anche il murale in ricordo di Pio La Torre, ucciso, sempre per mano di Cosa Nostra, il 30 aprile 1982.
La Cgil ha deciso di realizzare una assemblea nazionale antimafia e anticorruzione, coinvolgendo associazioni, a partire da Libera, personalità del mondo giuridico, universitario e della stampa, gestori di beni confiscati, per lanciare una rinnovata fase di mobilitazione, che si realizzi nei territori, per contrastare la pervasività delle mafie di oggi.
Mafie che non uccidono ma che sempre di più infiltrano, controllano, inquinano settori sempre più rilevanti dell’economia e della società, esercitando il loro potere di coercizione e di violenza.
Mafie che, da fenomeno del mezzogiorno, si sono trasformate, estendendo il loro raggio d’azione all’intero Paese, dal sud al nord, con forti rapporti internazionali e una capacità penetrativa nell’economia senza precedenti.
E le mafie colpiscono i diritti e la sicurezza di lavoratrici e lavoratori, la loro dignità. Nell’impresa infiltrata o mafiosa, nei meccanismi di appalto e subappalto, nel lavoro precario, nel lavoro nero, lavoratrici e lavoratori sono i soggetti colpiti da criminalità organizzata e mafie, a loro viene sottratta persino la libertà. Non è un caso che le recenti stragi sul lavoro, Esselunga a Firenze, la centrale idroelettrica di Suviana nella Città metropolitana di Bologna, a Casteldaccia di Palermo, abbiano coinvolto lavoratori impiegati in attività in appalto.
Il nuovo codice dei contratti pubblici, per cui gli affidamenti diretti sono oltre il 90% e che liberalizza il subappalto a cascata, è un favore a corrotti e criminali e mette a rischio la vita di lavoratrici e lavoratori.
L’indebolimento degli strumenti per contrastare criminalità organizzata e mafia passa anche attraverso l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, i limiti alle intercettazioni ambientali, i continui attacchi alla libera stampa e l’inasprimento delle pene per i giornalisti, quelli nei confronti di magistrate e magistrati.
L’autonomia della magistratura è sotto attacco anche attraverso la preannunciata riforma costituzionale sull’assetto della giustizia. È forte l’arretramento al contrasto delle infiltrazioni criminali in particolare di stampo mafioso.
Il lavoro, quello regolare, quello buono, con i diritti, con il rispetto dei contratti, è uno strumento fondamentale di contrasto alle infiltrazioni criminali e mafiose.
È, quindi, di straordinaria importanza la campagna referendaria che abbiamo avviato come Cgil. In tutto il Paese stiamo raccogliendo le firme su quattro quesiti referendari, per ripristinare il diritto alla reintegrazione del posto di lavoro in caso di licenziamento ingiusto e rafforzare le tutele contro il licenziamento nelle piccole imprese, per eliminare la precarietà provocata anche dalla liberalizzazione dei contratti a termine, per tutelare la sicurezza e la vita di lavoratrici e lavoratori negli appalti.
Il 23 maggio “la Giornata della Legalità” è, quindi, per la Cgil una giornata di lotta e mobilitazione, per riaffermare ancora una volta valore del lavoro, su cui si fonda la Repubblica, per i diritti, la giustizia sociale, la legalità.