Un programma ricco di presenze importanti, un unico obiettivo: contribuire a costruire l’unità indispensabile a sconfiggere il disegno della destra di manomettere la Carta del 48. La Costituzione va difesa e attuata.

La Festa nazionale dell’Anpi parte questa sera, giovedì 27 giugno, a Bologna in Piazza Lucio Dalla.

Questa sera alle 20 il tema del confronto è: “Per un’ Europa antifascista, di pace, lavoro e solidarietà: e ora?”. Con Maurizio Landini (segretario generale Cgil), Rosy Bindi (presidente Comitato del Centenario di don Milani), Daniela Padoan (presidente di Libertà e Giustizia), Piero Ignazi (politologo) e Gianfranco Pagliarulo (presidente nazionale Anpi) al quale abbiamo chiesto di illustrarci il filo conduttore della Festa.

Il presidente dell'Anpi Gianfranco Pagliarulo alla manifestazione per la pace del 26 febbraio 2022, in piazza Santi Apostoli  ( Anpi/facebook)

Il titolo che avete scelto per questa edizione della vostra Festa nazionale, che si tiene a Bologna nel fine settimana con un'appendice lunedì, è facciamo Costituzione. Ci spieghi questa scelta?

Il titolo ha due ragioni: innanzitutto perché pensiamo che oggi la Costituzione sia sotto attacco, in particolare dalla Legge sulla autonomia e dalla riforma del premierato. In secondo luogo il nostro Statuto afferma che compito dell’Anpi è la difesa e l'attuazione della Costituzione, questa è la nostra missione. La situazione attuale è tale che mai come in questo periodo è mai come con questo governo, la Costituzione è posta sotto attacco e non soltanto dai due provvedimenti cui ho accennato. C’è un clima che fa immaginare l'idea di una nuova fase politica del nostro Paese che definirei “a-fascista”, e quindi non c'è spazio per la Costituzione antifascista. Ecco perché questa ossessione nel volerla cambiare, bisogna renderla inoffensiva.

Quest'anno peraltro proprio in questi giorni si celebra un compleanno importante, sono 80 anni che è stata istituita l’Anpi. Serve oggi come allora?

Sono cambiate tante cose, però alcune rimangono ferme. L’Anpi effettivamente è nata il 6 giugno del 1944: meno di un mese fa abbiamo celebrato il compleanno di questa bella ragazza di 80 anni nata due giorni dopo la Liberazione di Roma e poche ore dopo l'avvio dello sbarco in Normandia, mentre bisognava ancora attendere quasi un anno per la Liberazione del Paese che avvenne, come noto, il 25 aprile del 1945. L’Anpi da allora mantiene sempre una sorta di elastico fra continuità e rinnovamento, vale a dire una visione per cui ci si rifà sempre all'esperienza resistenziale, ma costantemente misurata dal tempo che si vive in quel determinato momento. È noto ad esempio il ruolo che ha avuto l'Anpi, fondamentale, nella protesta contro il governo Tambroni nell'estate del 1960 si ricorderà la risposta a sanguinaria e sanguinosa del governo Tambroni che portò ai morti di Reggio Emilia e in tante altre città. Ciò che è rimasto costante è la nostra capacità di trasformare gli ideali e i valori della Resistenza in strumenti per l'iniziativa civile del tempo in cui si vive: questo vale a maggior ragione oggi che per la prima volta dal dopoguerra sono al governo forze che non si dichiarano antifasciste e che vogliono manomettere la Costituzione.

Veniamo al tempo in cui stiamo vivendo: da 18 mesi a questa parte da quando Meloni si è insediata a Palazzo Chigi il tratto comune dei provvedimenti dell’esecutivo è quello della riduzione della libertà. E di una contemporanea tendenza alla produzione di norme securitarie.

È così, ed è in assoluta contraddizione con i principi della Costituzione. In sostanza è in corso una torsione dell’organizzazione della società italiana attraverso le leggi dello Stato. Le norme che questo governo approva e sostiene contrastano palesemente con lo spirito della Costituzione che invece, nel senso più ampio del termine, è uno spirito libertario: non è un caso visto che l’obiettivo era capovolgere la struttura gerarchica e oppressiva dell'organizzazione dello stato fascista. Era gerarchica laddove l'eguaglianza è un principio costitutivo della Costituzione, era bellicista laddove la Costituzione prescrive il ripudio della guerra, comprimeva la libertà laddove la Costituzione tende a esaltarla. La Carta del ‘48 difende la libertà a partire da quella di manifestazione e di sciopero, di stampa e così via. Ma afferma anche la libertà da, cioè la libertà dalla paura, la libertà della povertà, la libertà dalla disoccupazione. Il secondo comma dell'articolo 3 dice che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono l'eguaglianza e la libertà. Ecco, su tutto questo è evidentemente una manomissione della Costituzione.

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A far da cornice nera le tre riforme: premierato, autonomia e magistratura.

Il disegno vero, quello che occorre contrastare fino in fondo, è la dissoluzione della Costituzione del 48 che è una carta di principi.  È un atto giuridico di principi che si richiamano ai valori che attengono a una visione etica quella della Resistenza, la si vuole demolire e dare vita a una seconda Repubblica. Vogliono fare il colpo grosso, demolire la Costituzione del ‘48 e affermare un nuovo patto sociale. Vale per il premierato, ma anche per l'autonomia differenziata, basti pensare all'articolo 5 dove si parla di Repubblica una e indivisibile o l'articolo 2 che prescrive il dovere indispensabile – questo l'aggettivo costituzionale – della solidarietà politica economica e sociale. Oppure l'articolo 3, che al secondo comma parla di rimozione degli ostacoli che impediscono eguaglianza: tutto ciò salta clamorosamente con l'approvazione della legge Calderoli. In sostanza con l’approvazione di queste riforme, apparentemente settoriali e parziali, cambierebbero sostanzialmente i principi fondamentali su cui si fonda la Carta.

Se questo è il disegno, l’Anpi cosa si prefigge di fare?

Innanzitutto è bene ricordare che le elezioni politiche del 25 settembre 2022 hanno avuto questo risultato: voti a favore dei partiti che hanno poi formato il governo 12 milioni, voti a favore dei partiti che sono rimasti all'opposizione 14 milioni, astensioni più schede bianche o nulle 17 milioni. Quindi la stragrande maggioranza degli italiani non sostiene e non si riconosce in questo governo. Allora noi sosteniamo l’idea dell'unità democratica per la rinascita del paese. Il nostro Paese vive una drammatica questione sociale: cinque milioni ottocentomila persone sono in condizioni di povertà assoluta, abbiamo un governo con spiccate propensioni autoritarie che vuole azzerare la Costituzione, e contemporaneamente incrementa la linea di politica economica di liberismo selvaggio. È necessario creare un largo fronte di forze sociali e politiche che si impegni per la difesa della Costituzione e per la sua piena attuazione anche da punto di vista del lavoro, dell’economia e dei diritti. Da tempo esiste un fronte ampio: comprende la grande parte dell'associazionismo democratico e del movimento sindacale a cominciare dalla Cgil, l'Arci, l’Anpi e un numero elevatissimo di associazioni locali mentre registravamo divisione fra le forze politiche. Lo scorso 18 giugno, invece, alla manifestazione di Roma a Piazza Santi Apostoli, abbiamo visto un’importante novità: hanno manifestato contro le riforme istituzionali quasi tutti i partiti dell'opposizione. Questo è un segnale positivo che noi intendiamo raccogliere e sostenere, a cominciare dalla nostra Festa, affinché il fronte della difesa e dell'attuazione della Costituzione diventi sempre più largo e vincente. Non voglio fare paragoni azzardati, ma quando si misero insieme tutti quelli che lottavano contro Mussolini, attraverso i Comitati di liberazione nazionale, il fascismo e il nazismo furono sconfitti. È di semplice buon senso sostenere che l'unità è lo strumento migliore per vincere, tanto più se la posta in gioco è la Costituzione.

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