Code agli imbarchi, ritardi, fasce orarie da bollino rosso e disagi nei porti. Le partenze da e per le isole in Italia in questa parentesi d’estate torrida sono difficoltose: quando cresce il numero dei passeggeri, il trasporto su nave si ingolfa perché le rotte non sono sufficienti a coprire le richieste.

Non mancano le situazioni limite riportate dalle cronache, come quella dei trasporti dalle isole verso Napoli e Pozzuoli e viceversa, dove su alcuni battelli della compagnia Medmar troppo spesso le condizioni di viaggio hanno ben poco a che fare con il turismo. E quelle delle corse annullate o accorpate, anche a poche ore dalla partenza, capitato più volte nei giorni scorsi ai traghetti Gnv che fanno la spola tra Termini Imerese e Genova, Civitavecchia, Napoli.

Servizio in affanno

“Il servizio che durante tutto l’anno garantisce la continuità territoriale, in estate con l’aumento del traffico turistico va in affanno – spiega Fabio Quaretti, Filt Cgil nazionale -: la richiesta dell’utenza è alta, ma le rotte sono sottodimensionate rispetto alle necessità. E così i disagi si ripercuotono anche sul personale imbarcato a causa della carenza ormai strutturale di lavoratori. All’appello mancano migliaia di marittimi, capita molto spesso che ci sia bisogno di reperire personale e così aumenta la possibilità di imbarcare personale non comunitario. Questo può creare qualche difficoltà: anche se gli equipaggi si integrano bene perché sono abituati agli ambienti e ai rapporti internazionali, ci possono essere complicazioni per alcune mansioni perché sulla navi d’estate c’è un maggior contatto con il pubblico”.

Mancanza di personale

Per riuscire a far fronte alle esigenze e sopperire alla mancanza di personale, il sindacato stringe accordi con le aziende per aumentare le percentuali di marittimi non comunitari a bordo. Ma per fronteggiare l’emergenza estiva le compagnie mettono in atto manovre per imbarcare lavoratori non marittimi, aggirando i paletti normativi.

“Abbiamo più volte respinto i tentativi di dumping e di deregolamentazione che sono insostenibili – prosegue Quaretti -. Servizi come quello del bar, della pulizia delle camere e simili non sono di tipo alberghiero perché in caso di emergenza quei lavoratori devono essere in grado di occuparsi della sicurezza delle persone e dei passeggeri con la professionalità propria dei marittimi. Per questo è indispensabile che il cameriere al bar o di cabina abbia le competenze richieste a chi va per mare”.

Rinnovo contrattuale

Queste carenze si ripercuotono naturalmente sul servizio e sull’efficienza. Ma a che cosa sono dovute? Anche se Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno appena rinnovato il contratto del settore privato dell’industria armatoriale, accolto con grande favore dai lavoratori, che potranno godere dei benefici economici e normativi già a partire da luglio, rimangono le criticità che sono proprie di questa attività.

In mare, lontani da casa

Si tratta di un lavoro molto difficile, stressante, che porta a lunghi periodi lontani da casa, sebbene sia abbastanza ben retribuito. Ma evidentemente le condizioni economiche non sono sufficienti a coprire tutti i disagi della vita in mare.

“Chi sta in mare trascorre moltissimo tempo senza copertura telefonica, mesi in cui è completamente isolato dalla famiglia – dice l’esponente sindacale -. Durante un’assemblea a bordo di una nave da Livorno a Palermo, abbiamo ascoltato in presa diretta la telefonata di una bambina, la figlia di un marittimo: chiedeva al direttore di armamento di licenziare suo padre perché non lo vedeva mai. È stato commovente, ci ha fatto riflettere sulle rinunce che fanno gli operatori in un settore che è molto ‘maschile’: in una società dove il lavoro di cura è considerato qualcosa da non condividere ma da riservare solo alle donne, stare imbarcati per 3-4 mesi d’estate, quando le strutture scolastiche chiudono, è una condizione di ulteriore difficoltà per le lavoratrici”.

Lavoro pieno di disagi

Il lavoro sulla nave non ha le caratteristiche del lavoro tradizionale, fai il tuo turno di otto ore, e via. Gli orari si allungano e quando finisci rimani sempre a bordo.

La vetustà della flotta, poi, costringe l’equipaggio ad alloggiare in cabine sotto il livello del mare, per far stare comodi i passeggeri. E anche questo incide. La carriera marittima è lunga, difficile, ci vuole la vocazione o almeno una tradizione familiare, che negli ultimi venti anni si è persa.