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Si parla di “disastro annunciato”. La tragedia di Scampia a Napoli, dove il crollo del ballatoio della Vela celeste ha provocato tre morti e dodici feriti, per le quali la Cgil tutta esprime il proprio cordoglio, riporta alla ribalta il tema del degrado del patrimonio di edilizia residenziale pubblica e della scarsa qualità, una condizione nota. Così come le criticità degli enti gestori e i problemi gestionali.
La vulnerabilità dei contesti urbani e di alcuni ambiti tornano spesso all'attenzione quando sfociano nel dramma. In questi momenti riemerge il tema del disagio, delle contraddizioni, delle differenze tra quartieri in relazione alla qualità urbana, alla sicurezza, alle condizioni di vivibilità.
Soprattutto emerge come il progressivo arretramento dello spazio pubblico abbia concorso nel tempo ad aumentare il degrado e l’abbandono di luoghi nei quali si pone da tempo la necessità di un reale processo di integrazione e di una strategia complessiva di riscatto, attraverso interventi integrati per la rigenerazione dell’area, superando la logica della settorialità e di azioni “spot” in momenti di particolare visibilità ed emergenza.
In realtà la consapevolezza a livello centrale è emersa, tanto da portare all'istituzione, a luglio 2016, di una Commissione di inchiesta all’interno della Camera dei deputati con il compito di verificare lo stato del degrado e il disagio delle città e delle loro periferie.
La Cgil, in occasione dell’audizione in questa Commissione, aveva evidenziato la carenza di finanziamenti organici e di politiche strutturali per la città, come anche la sporadicità di programmi che, in periodi più e meno recenti, hanno scontato i limiti degli stanziamenti una tantum, delle competenze istituzionali frammentate, delle procedure ogni volta differenziate e della lunghezza dei tempi attuativi.
La stessa Commissione, nella sua relazione conclusiva, aveva ripreso alcuni temi sollecitati dalla nostra organizzazione, rilevando l’urgenza “di coordinamento interistituzionale e di integrazione intersettoriale richiamato nell’Agenda urbana europea”, e la necessità “di un piano per le periferie con programmazione pluriennale, con finanziamenti dedicati e costanti, che integri risorse ordinarie e straordinarie, con azioni di sistema e non di singoli progetti che coinvolgano più ambiti e più attori”.
Una Commissione parlamentare d'inchiesta sulle periferie è attiva anche in questa legislatura e il tema è oggetto dell'attenzione anche del ministero dell'Interno, che ha istituito recentemente un osservatorio sulle periferie finalizzato a monitorare le condizioni di vivibilità e decoro delle aree periferiche delle città.
Tuttavia, è evidente come i problemi presenti siano ancora in cerca di soluzioni. La necessità che si pone è quella, più volte rivendicata dalla Cgil, di un piano pluriennale che introduca la manutenzione programmata come criterio di gestione, anche economica, del patrimonio. Questo anche nell'ottica di costruire strumenti concreti per la prevenzione dei luoghi, contrastando abbandono e degrado.
In questo senso, è anche importante monitorare a livello locale lo stato di attuazione di quanto nel Pnrr è indirizzato al patrimonio Erp o comunque a interventi di recupero urbano, seppure con un approccio frammentato e in assenza di un coordinamento unitario: il Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare (Pinqua), soprattutto in relazione al soddisfacimento del target di livello europeo M5C2-20 consistente nel sostegno a 10 mila unità abitative, in termini sia di costruzione che di riqualificazione; il Safe, Green e Social (piano complementare al Pnrr) destinato alla riqualificazione degli alloggi Erp; i progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale e i programmi urbani integrati indirizzati alle città metropolitane, in parte definanziati dalla proposta di revisione del Pnrr.
Così come sarà importante anche seguire il percorso del Pon Metro Plus legato al nuovo ciclo di programmazione europea, che individua anche azioni relative al tema della rigenerazione urbana e del contrasto al disagio socio-economico e abitativo nelle periferie.
Più in generale è necessario che il tema “periferie” e aree degradate assuma una priorità nelle politiche pubbliche, con una programmazione pluriennale e continuità delle risorse dedicate, azioni di sistema e non di progetto che coinvolgano più ambiti ed attori. Così come del resto avviene in molti Paesi europei dove vi è un'ampia tradizione di politiche nazionali rivolte ai quartieri degradati che coordinano e indirizzano piani locali.
Nel nostro Paese non esiste un rilevamento mirato e una mappatura dei quartieri critici, e nessuna città ha un piano per affrontare un tema cruciale che, a partire dal degrado edilizio, investe ampi aspetti tanto da ampliare in modo esponenziale le disuguaglianze, evidenziando il progressivo scollamento tra parti della città, degli inclusi e degli esclusi, e dove si pone con forza un problema di coesione sociale e di superamento della frammentazione.
Al momento la risposta del governo in tema di politiche della casa è una norma orientata a sanare irregolarità formali in abitazioni private, sulla quale la Cgil, pur condividendo la necessità di alcune semplificazioni in materia edilizia e urbanistica, aveva già espresso delle perplessità su elementi di particolare criticità, ma che nel percorso parlamentare è diventata una norma di deregolamentazione ampissima, con pericolose derive.
La discussione iniziata al ministero delle Infrastrutture su un programma di edilizia residenziale pubblica e sociale, seppure “futuro”, limitato nella definizione dei caratteri e con risorse scarsissime, è stata comunque accantonata e del percorso non c'è più traccia. Il governo su questi temi mette in campo soltanto misure slogan, come ha fatto anche a Caivano: seppure suggestive, da sole non sono sufficienti a rispondere ai complessi e gravi problemi di disagio e degrado che vivono molte aree del Paese.
Daniela Barbaresi è segretaria confederale Cgil
Laura Mariani è responsabile politiche abitative e per lo sviluppo urbano Cgil