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L’obiettivo dichiarato è “semplificare, ridurre i tempi e assicurare regole certe”. Il risultato è l'ennesima stretta sui migranti e sul salvataggio in mare. Il nuovo decreto flussi con “disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali” è stato approvato ieri (2 ottobre) dal Consiglio dei ministri, dopo giorni di limature e un’ora e mezza di confronto. E porta con sé più di qualche novità.
Il testo è composto da 18 articoli, ed entrerà in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, anche se dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni dalle Camere, pena la decadenza. Si tratta di un provvedimento che conferma in toto il carattere restrittivo e punitivo delle politiche dell'immigrazione italiane, ma che è arrivato, almeno in parte, piuttosto a sorpresa.
Si sapeva infatti che il Cdm avrebbe messo mano alla procedura dei flussi, però non erano state annunciate altre misure. La portata degli interventi, invece, s’è allargata a dismisura: ci si occupa dell'ingresso di lavoratori stranieri in Italia, certo, ma anche di accesso ai dispositivi mobili per l'accertamento della identità, della limitazione alle attività di ricerca e soccorso in mare, e di procedure in frontiera dei richiedenti asilo che sembrano cucite su misura per far partire i famigerati centri di detenzione in Albania.
Più click day, no sanatoria
Sul fronte delle quote d’ingresso autorizzate per il triennio (pari a 452mila), invece, non ci sono novità. E non si prevedono sanatorie per i lavoratori stranieri irregolari già presenti in Italia, procedimento richiesto a gran voce da tutto il Terzo settore, soprattutto dalla Cgil. Vengono però introdotte nuove procedure per la richiesta di manodopera. Verranno aumentati i click day per diverse categorie e, in futuro la programmazione sarà regionale anziché nazionale.
Le nuove tecnologie, come l’uso di parametri biometrici, la firma elettronica e la trasmissione telematica dei documenti, a detta del Governo, dovrebbero velocizzare i procedimenti amministrativi, eliminando l’obbligo di presentarsi allo Sportello unico per firmare i contratti. Ogni imprenditore potrà poi presentare un numero massimo di domande, in base alle dimensioni dell’azienda. E chi non finalizza i contratti rischierà sanzioni. Per accelerare i tempi, verranno prorogati i 1.120 contratti di lavoratori interinali del Viminale e assunti 500 assistenti amministrativi.
Novità per stagionali e vittime di caporalato
I lavoratori stranieri il cui contratto è scaduto non dovranno più tornare in patria prima di cercare un nuovo lavoro, ma avranno 60 giorni di tempo per trovarne uno nuovo, senza la necessità di un altro permesso di soggiorno. Se ottengono un nuovo contratto, potranno poi convertire il permesso stagionale in permanente, al di fuori del decreto flussi. Ci saranno anche dei click day separati per categoria.
E ancora: per il 2025, si prevedono 10mila permessi extra quota per il settore dell'assistenza sociosanitaria e familiare. La ministra del Lavoro Calderone, ha inoltre annunciato un permesso di soggiorno speciale per le vittime di caporalato che denunciano gli sfruttatori. Avrebbe una durata iniziale di 6 mesi, sarebbe rinnovabile per un ulteriore anno, e potrebbe anche essere prorogato ulteriormente.
Nuova stretta sulle Ong
Chiuso il capitolo lavoro, si passa alle sorprese. Il decreto inasprisce le regole per chi effettua operazioni di soccorso in mare, modificando il decreto Lamorgese del 2020 e quello sulle Ong del 2023. Si ridefiniscono poi i requisiti per le operazioni di salvataggio e s’introduce un nuovo regime di ricorso contro il fermo delle navi, con tempi ridotti per fare appello. Viene anche sancito l’obbligo per gli aerei delle Ong, come quelli di Sea Watch, di informare immediatamente l’Enac e il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo in caso di emergenze. Il mancato rispetto di queste disposizioni comporterà multe fino a 10mila euro e il fermo dell’aereo.
Più controlli per i richiedenti asilo
Nuove misure, altrettanto restrittive, sono introdotte anche nella gestione dei migranti irregolari. Entro metà ottobre dovrebbe essere operativo il primo dei due centri di detenzione in Albania, ma intanto gli agenti di Polizia potranno già visionare i cellulari e altri dispositivi dei migranti senza documenti validi, pur senza accedere alle comunicazioni personali. Le verifiche saranno eseguite alla presenza di un mediatore culturale e dovranno essere validate da un magistrato entro 48 ore. Per quanto riguarda i richiedenti asilo, il tempo per presentare ricorso contro il rigetto della domanda sarà dimezzato, passando da 14 a 7 giorni. Inoltre, i richiedenti potranno essere trattenuti se non identificabili o se non forniscono garanzie economiche adeguate. Trattenuti anche nei anche nuovi centri oltre Adriatico nati dall’accordo Italo-albanese.
"Un testo restrittivo”
“Il governo non si smentisce. In un incontro del 23 settembre scorso ci era stato annunciato che il decreto sarebbe stato legato esclusivamente ai flussi, invece hanno aggiunto degli elementi che sono in coerenza con le scelte restrittive che sono state compiute in questo ultimo anno e mezzo, a partire dal cosiddetto Decreto Cutro”. È il commento di Nicola Marongiu, responsabile area contrattazione, politiche industriali e del lavoro della Cgil.
“Per quanto riguarda le nuove procedure sui flussi - afferma ancora Marongiu -, bisognerà invece capire se funzioneranno. Ci sono alcuni elementi che possono anche essere di utilità, come la precompilazione delle domande, il tentativo di regolamentare il numero delle richieste rispetto alla dimensione delle aziende, e l’impegno a costringere chi fa richiesta di lavoratori stranieri ad assumerli. Valuteremo se queste misure produrranno un'effettiva introduzione al mondo del lavoro per l'intera quota prevista negli anni. Perché finora abbiamo registrato meno del 20% dei contratti attivati rispetto ai nulla osta richiesti”.
Quello che manca però, per la Cgil è proprio “ciò che doveva essere assolutamente il primo passo da compiere: la regolarizzazione delle 450.000 persone presenti sul territorio nazionale senza un valido titolo di soggiorno, e la possibilità per costoro di avere accesso ai flussi. È questo l'unico percorso in grado di assorbire, attraverso il lavoro, l’enorme bacino di persone che sono in Italia senza documenti”.