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“Esprimiamo un giudizio assolutamente negativo sul ddl Sicurezza in esame al Senato perché lesivo dei diritti costituzionali, in particolare quelli di manifestazione del pensiero, di riunione e di sciopero”. A dirlo è Luca Trevisan, segretario nazionale Fiom Cgil, intervenendo martedì 22 ottobre in audizione alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia al Senato.
“Le guerre, il rallentamento dell’economia, la riorganizzazione delle catene del valore a livello sovranazionale, la riduzione della produzione industriale, stanno colpendo i principali settori metalmeccanici”, spiega il dirigente sindacale: “Sono a rischio decine di migliaia di posti di lavoro, in particolare nei settori dell’automotive, della siderurgia, dell’elettrodomestico e nei petrolchimici, mentre registriamo un aumento del ricorso alla cassa integrazione lungo tutto il territorio nazionale”.
Un quadro industriale e sociale preoccupante, evidenzia Trevisan, che va affrontato “con scelte adeguate di politica industriale e con investimenti, pubblici e privati, salvaguardando l’occupazione e il reddito delle lavoratrici e dei lavoratori. Mai come in questa fase serve quindi un’azione politica e di governo all’altezza di questa situazione, e non leggi che puntano a ridurre l’agibilità democratica, la partecipazione e il conflitto sociale che in assenza di soluzioni positive è destinato ad aumentare”.
Tutte queste motivazioni rendono per la Fiom “inaccettabile la normativa del ‘pacchetto sicurezza’ in discussione in Parlamento che, se approvata, impatterebbe pesantemente e in modo negativo sull’esercizio dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione, a partire dal diritto a scioperare e a manifestare il dissenso democratico”.
A giudizio del segretario nazionale Fiom Cgil il provvedimento “criminalizza il disagio sociale e introduce nuovi reati penali nei confronti di chi è costretto a scendere in strada per difendere il diritto al lavoro e a un salario dignitoso. L’introduzione di un nuovo reato di blocco stradale, punibile con sei mesi di reclusione, che possono diventare addirittura 24 mesi nel caso siano riunite contemporaneamente più persone, è inaccettabile e contrario al dettato costituzionale”.
Trevisan così conclude: “L’articolo 1 della Costituzione recita che la Repubblica è fondata sul lavoro, e nessuno può pensare di criminalizzare chi si batte per difenderlo e per estendere i diritti. Per questo come Fiom Cgil chiediamo che il provvedimento in esame venga ritirato, in quanto lede i diritti costituzionali fondamentali di libero esercizio di manifestazione del pensiero e di riunione, del diritto di sciopero e di dissenso da parte delle lavoratrici e dei lavoratori italiani”.