Reti sociali, associazioni e sindacati si mobilitano contro il ddl sicurezza 1660 del governo Meloni, approvato la settimana scorsa alla Camera, che punisce la protesta pacifica e colpisce le libertà di manifestare di giovani, lavoratrici e lavoratori che rischiano da 6 mesi a 2 anni di prigione per un blocco stradale fatto con il proprio corpo. Per contrastarlo Cgil e Uil hanno promosso per mercoledì 25 settembre alle ore 16.30 un sit-in davanti al Senato, con concentramento in piazza Vidoni.

Al presidio aderiscono tra le altre realtà: Anpi, Arci, Legambiente, Libera, Rete dei numeri pari, Antigone, Libertà e giustizia, Forum droghe, Sunia, Unione inquilini, Centro Pio La Torre, Comitato per il ritiro di ogni autonomia differenziata, Comma2, Conferenza permanente per la salute mentale, Coordinamento per la democrazia costituzionale, Sbilanciamoci, Auser, Forum Disuguaglianze e Diversità, Associazione nazionale giuristi democratici, Articolo21, S.O.S. Sanità, La Società della Ragione (anche le promotrici dell’appello “No al carcere per le donne incinte. Ogni bambina e ogni bambino ha il diritto di nascere in libertà), Un Ponte Per, Magistratura Democratica, Udu, Rete degli Studenti Medi, Uds, Rete della Conoscenza, Link, Unasam, Pax Christi, Coordinamento Nazionale per la salute mentale, Rete Salute Welfare Territorio, Greepeace, Wwf.

Le ragioni sono tante, a cominciare, dal contrasto alle politiche delle destre che “continuano a guardare alla sicurezza solo in termini repressivi e punitivi delle lotte sociali, inasprendo le pene, introducendo nuovi reati per colpire le forme più pacifiche di protesta e comprimere gli spazi di democrazia del nostro Paese”.

Il carcere continua ad essere visto come “strumento meramente punitivo, perseguendo, con l’introduzione del reato di rivolta in carcere, non tanto gli episodi di violenza già puniti dalla legge, persino la resistenza passiva impedendo nei fatti ogni forma di protesta contro le condizioni disumane in cui sono gli istituti penitenziari. In tutto questo si normalizza anche l’idea che una donna incinta o un neonato possa finire in carcere”.

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Per la Cgil è importante esserci “per contrastare una norma che ha il chiaro intento di azzerare la libertà e il diritto delle persone a manifestare il proprio dissenso, che introduce nuovi reati penali, e quindi il carcere, nei confronti di chi occupa strade, spazi pubblici e privati”. Un ddl, quindi, che “limita l’iniziativa e le mobilitazioni sindacali per difendere i posti di lavoro e contrastare le crisi aziendali e occupazionali – spiega la confederazione – che chiude in carcere le donne in gravidanza o con figli entro un anno di età, che introduce il reato della resistenza passiva rendendo impossibile ogni forma di dissenso pacifica, magari dovuta alle condizioni disumane di molte carceri”.

Tutto questo, sottolinea la Cgil, mentre il governo “decide di abolire i crimini contro la pubblica amministrazione, spesso reati spia di infiltrazioni mafiose. Queste sono solo alcune ragioni per le quali saremo in piazza per contrastare un disegno di legge pericoloso per la democrazia del Paese”.