Un intenso documento storico. Immagini catturate nei giorni immediatamente successivi al terremoto, montate vent'anni dopo. Un lasso di tempo che si rivela ancora insufficiente per stabilire una distanza emotiva da quei giorni. Michele Schiavino mostra il borgo di Calabritto nel giorno della via crucis, tre anni prima del sisma. I bimbi che giocano per strada. I vecchi dediti al tresette.

La scossa trasforma i muri bianchi di quelle case in un grigio paesaggio lunare. Lo si definirebbe surreale se non si conoscessero le proporzioni della devastazione. La musica di Paolo Fresu sottolinea la disperazione di queste donne e questi uomini sorretta da una rocciosa dignità.

Nella versione integrale, il viaggio si conclude a Castelnuovo di Conza. Permettendo al regista di fermare le immagini dei paesi nativi dei genitori, nell'epicentro del terremoto in cui si incrociano le province di Avellino, Salerno e Potenza.

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