In occasione della Giornata mondiale dei diritti umani, il Tavolo asilo e immigrazione ha presentato a Roma il rapporto intitolato "Cpr d’Italia: porre fine all’aberrazione". L’evento, ospitato dalla Sala Simone Weil della Cgil nazionale, ha portato alla luce i risultati di un monitoraggio svolto tra aprile e agosto 2024 su otto Centri di permanenza per il pimpatrio (Cpr) operativi in Italia: Bari, Gradisca d’Isonzo, Macomer, Milano, Palazzo San Gervasio, Pian del Lago, Restinco e Roma.
Un sistema che viola i diritti fondamentali
Il rapporto si rivela come una “denuncia documentata e puntuale”, che descrive “una realtà di degrado e abusi”, e una grave violazione dei principi etici e giuridici. "Questi centri rappresentano una ferita aperta nello Stato di diritto", ha dichiarato Filippo Miraglia dell'Arci, coordinatore del Tavolo Asilo.
Tra i problemi evidenziati, ci sono stanze sovraffollate e fatiscenti, condizioni igieniche precarie, e una gestione alimentare lacunosa. In alcuni Cpr, come quelli di Gradisca d’Isonzo e Milano, si segnalano poi vetri rotti, bagni malfunzionanti e una mancanza cronica di privacy e dignità.
Dati allarmanti, costi ingiustificati
Dal 2018 al 2023, sono stati trattenuti circa 33.000 individui nei Cpr, ma solo una minima parte di loro è stata effettivamente rimpatriata. Per molte nazionalità, il tasso di rimpatrio scende sotto l’8%. “Non solo il sistema non raggiunge i suoi scopi, ma lo fa a caro prezzo: oltre 92 milioni di euro spesi in sei anni, risorse che potrebbero essere impiegate per promuovere inclusione e sicurezza”, si legge nel rapporto.
Anche l’uso dei voli charter per i rimpatri, sempre più frequente, ha aggravato i costi senza migliorare l’efficacia. Nel 2023, il costo giornaliero per persona trattenuta variava tra i 30 e i 42 euro.
Condizioni sanitarie e salute mentale
Il rapporto denuncia una "gestione approssimativa" delle emergenze sanitarie e l’uso massiccio di psicofarmaci, spesso senza un adeguato supporto psicologico. “In alcune strutture, come Gradisca d’Isonzo, il servizio psicologico è ridotto a poche ore settimanali, mentre altrove è del tutto assente,” sottolinea il testo.
Drammatico anche il bilancio umano: dal 1998, oltre 30 persone hanno perso la vita nei Centri, un dato inquietante che rimane privo di trasparenza ufficiale.
Le proposte del Tavolo asilo
Alla luce di queste evidenze, il rapporto lancia un appello per la chiusura immediata dei centri, ritenuti inefficaci, costosi e disumani; promuovere regolarizzazione e integrazione, superando i limiti dei decreti flussi e introducendo meccanismi legali di ingresso. Il Tavolo chiede anche di garantire trasparenza e monitoraggio, permettendo l’accesso continuo ai centri da parte di organizzazioni indipendenti. Infine si chiede di tutelare i diritti fondamentali, migliorando l’accesso all’assistenza sanitaria, alla mediazione culturale e alla difesa legale.
“Dobbiamo costruire un sistema alternativo, non negando i diritti fondamentali a persone che hanno come unica colpa, se di colpa si può parlare, quella di chieder asilo, quindi protezione internazionale”, ha concluso Maria Grazia Gabrielli, segretaria confederale della Cgil”