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Il virus corre tra le corsie degli ospedali, le fabbriche, i negozi, gli uffici e tanti altri luoghi di lavoro. A dircelo è il 12esimo report nazionale elaborato dall’Inail, che fa il punto sui contagi di origine professionale. Dagli ultimi dati in mano all’istituto, al 31 dicembre scorso sono oltre 131mila i casi di positività denunciati e 423 i morti, pari a circa un terzo del totale dei decessi denunciati dall'inizio dell'anno.
Il dato dei contagi vale quasi un quarto di tutte le denunce di infortunio pervenute all’istituto nel 2020 e conta il 6,2 per cento del totale degli ammalati in Italia stando ai numeri in possesso dell’Istituto Superiore di Sanità. A preoccupare è l’incremento registrato nel solo mese di dicembre: +26.762 casi, oltre un quarto in più del numero raccolto al 30 novembre. Più della metà delle denunce, oltre 75mila, sono concentrate nell'ultimo trimestre, a riprova anche del fatto che il caos iniziale ha rallentato le procedure. Ad essere colpito dal covid sul lavoro sono, nell'85,7 per cento dei contagi, gli italiani.
L'analisi territoriale conferma l’andamento nazionale. Le denunce sono alte soprattutto nel Nord del Paese: il 47,5% nel Nord-Ovest, il 23% nel Nord-Est, il 13,8% al Centro, l'11,5% al Sud e il 4,2% nelle Isole.
Mese dopo mese, rileva l’Inail, si osserva una progressiva riduzione dell'incidenza dei casi di contagio per le professioni sanitarie tra le prime due fasi dell'epidemia e una risalita nella terza. Ad oggi il dato è che circa un quarto dei contagi sul lavoro siano avvenuti in ambito sanitario. Altre professioni, come gli esercenti e addetti nelle attività di ristorazione, gli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia o gli artigiani e operai specializzati delle lavorazioni alimentari, hanno invece visto aumentare l'incidenza dei casi di contagio tra le prime due fasi e registrato una riduzione nella terza.
Per Silvino Candeloro, del collegio di presidenza dell’Inca Cgil, “è preoccupante la crescita del contagio nei luoghi di lavoro e soprattutto del numero di decessi. Impressionante l’impennata tra novembre e dicembre.
Sono numeri in costante aumento da dopo l’estate e che nessuno riesce più a fermare. Come patronato, riconfermiamo il nostro impegno e siamo costantemente al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici per garantire loro tutela, indennizzi e risarcimenti. A tal fine, invitiamo tutti a rivolgersi ai nostri sportelli, perché bisognerà che i lavoratori e le lavoratrici, sappiano che, proprio per la dimensione e la drammaticità dei dati, devono essere tutelati”.
Proprio in ragione della complessità dell’assistenza tecnica e medico legale necessaria, Silvino Candeloro si rivolge ai lavoratori e alle lavoratrici affinché si rechino “presso strutture in grado di garantire competenze e professionalità che solo un patronato come il nostro può vantare. Ci preme ribadire e sottolineare, anche in tale occasione, che l’assistenza del nostro istituto non si esaurisce con la guarigione, ma si proietta anche nella tutela e nel risarcimento per i postumi che dovessero rivelarsi. Le denunce e i casi mortali che riusciremo a tutelare saranno per noi un modo per far sì che si sviluppi una fase ulteriore di impegno da parte di tutti per affrontare il tema della prevenzione stessa nei luoghi di lavoro”.