Il popolo e la nazione non sono unità frammentabili. Questa una delle motivazioni della sentenza 192 del 2024, appena depositata in Cancelleria, ovvero il testo con cui la Corte Costituzionale ha parzialmente bocciato l’autonomia differenziata lo scorso 14 novembre, rilevando le questioni di costituzionalità.

Secondo la Consulta, dunque, “l'accentuato pluralismo, che si riflette anche sul piano istituzionale, non porta alla evaporazione della nozione unitaria di popolo” e di “un nucleo di valori condivisi che fanno dell’Italia una comunità politica con una sua identità collettiva”.

Pluralismo non porta a evaporazione unità

Nello specifico: “Il riconoscimento dell'unità del popolo, a cui l’articolo 1, secondo comma, Costituzione attribuisce la titolarità della sovranità. La Costituzione riconosce e garantisce pienamente il pluralismo politico (artt. 48 e 49 Cost.), sociale (artt. 2, 17, 18, 39, 118, quarto comma, Cost.), culturale (artt. 9, primo comma, 21, 33, primo comma, Cost.), religioso (artt. 8 e 19 Cost.), scolastico (art. 33, terzo comma, Cost.), della sfera economica (art. 41 Cost.). Tuttavia, tale accentuato pluralismo, che si riflette anche sul piano istituzionale (artt. 5 e 114 Cost.), non porta alla evaporazione della nozione unitaria di popolo”.

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Valori condivisi fanno identità collettiva dell’Italia

Sono proprio i valori condivisi che formano la comunità politica del nostro Paese, cementata da un’identità collettiva. Lo spiega così la Consulta: “La nostra democrazia costituzionale si basa sulla compresenza e sulla dialettica di pluralismo e unità, che può essere mantenuta solamente se le molteplici formazioni politiche e sociali e le singole persone, in cui si articola il ‘popolo come molteplicità'’, convergono su un nucleo di valori condivisi che fanno dell'Italia una comunità politica con una sua identità collettiva - rimarcano i giudici costituzionali -. In essa confluiscono la storia e l'appartenenza a una comune civiltà, che si rispecchiano nei principi fondamentali della Costituzione. A tutto ciò si riferisce la stessa Costituzione quando richiama il concetto di nazione (artt. 9, 67 e 98 Cost.)”.

Non esistono popoli regionali

E ancora: “Il popolo e la nazione sono unità non frammentabili. Esiste una sola nazione così come vi è solamente un popolo italiano, senza che siano in alcun modo configurabili dei ''popoli regionali'' che siano titolari di una porzione di sovranità (sentenza n. 365 del 2007)”.

Il Parlamento deve comporre complessità pluralismo

Spetta al Parlamento italiano comporre la complessità del pluralismo istituzionale. È un altro passaggio del testo. “L’unità del popolo e della nazione postula l’unicità della rappresentanza politica nazionale. Sul piano istituzionale, questa stessa rappresentanza e la conseguenziale cura delle esigenze unitarie sono affidate esclusivamente al Parlamento e in nessun caso possono essere riferite ai consigli regionali (sentenza n. 106 del 2002)”.

Regionalismo resta una ricchezza

Dall’altra parte il regionalismo è un’esigenza insopprimibile, ricorda la Consulta. “La ricchezza di interessi e di idee di una società altamente pluralistica come quella italiana non può trovare espressione in una unica sede istituzionale, ma richiede una molteplicità di canali e di sedi in cui trovi voce e dalle quali possa ottenere delle politiche pubbliche, anche differenziate, in risposta alle domande emergenti. Perciò il regionalismo corrisponde ad un'esigenza insopprimibile della nostra società, come si è gradualmente strutturata anche grazie alla Costituzione”. Ma come detto, il compito di comporre la complessità “spetta al solo Parlamento”.