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Tele Meloni, censure, querele temerarie, monopolio dell’informazione. La libertà di stampa nel nostro Paese ha subìto un brusco passo indietro negli ultimi due anni. A denunciarlo è Media Freedom Rapid Response in un rapporto appena pubblicato.
Vietato criticare
“La libertà dei media in Italia è in costante declino negli ultimi anni, segnata da attacchi e violazioni senza precedenti, spesso avviati da funzionari pubblici nel tentativo di mettere a tacere le voci critiche”, si legge nel documento in cui si sottolinea come “l’interferenza politica nei media pubblici e l’uso sistematico dell'intimidazione legale contro i giornalisti da parte di attori politici hanno a lungo definito il rapporto media-politica in Italia. Tuttavia, queste dinamiche hanno raggiunto livelli allarmanti negli ultimi due anni”.
Indipendenza questa sconosciuta
Il documento ripercorre la missione delle organizzazioni partner del Media Freedom Rapid Response a Roma il 16 e 17 maggio 2024, in vista delle elezioni europee. La missione mirava a coinvolgere rappresentanti statali, istituzioni e partiti politici su tre questioni critiche: l’interferenza politica nei media pubblici, le molestie legali ai giornalisti dissenzienti e la potenziale acquisizione di Agi, una delle principali agenzie di stampa del Paese.
Questo rapporto, si legge sul sito web della Efj, “presenta i risultati della missione e del monitoraggio continuo di Mfrr, offrendo un’analisi completa delle tre questioni più urgenti identificate. Valuta l’impatto di varie misure e progetti di legge introdotti dai decisori italiani, alla luce delle ultime disposizioni dell’Ue volte a garantire l’indipendenza dei media pubblici, contrastare la concentrazione del mercato, affrontare i conflitti di interesse e dotare la magistratura degli strumenti per gestire le cause legali vessatorie”.
Meloni accusa la stampa “d’opposizione”
Sempre in tema di informazione, la presidente del consiglio Giorgia Meloni da Pechino è tornata a parlare della Relazione annuale sullo stato di diritto dell’Unione europea in cui si metteva l’accento sulla poca libertà di informazione del servizio pubblico. Nel rapporto, ha spiegato, “la Commissione Europea riporta accenti critici di alcuni portatori di interesse, diciamo stakeholder: il Domani, il Fatto Quotidiano, Repubblica... Però la Commissione europea non è il mio diretto interlocutore, ma chi strumentalizza quel rapporto che tra l'altro non dice niente di particolarmente nuovo rispetto agli anni precedenti, anche questo varrebbe la pena di ricordare”.
Fnsi: siamo alle liste di proscrizione
“Il concetto dei ‘giornalisti anti Meloni’ ricorda fin troppo da vicino le liste di proscrizione, una pratica inaccettabile che, purtroppo, ci riporta ancora al punto di partenza: la deriva illiberale che qualcuno vorrebbe far imboccare all’Italia”. Duro il commento della Federazione nazionale della stampa che aggiunge: “Come se per fare il proprio mestiere un giornalista dovesse indossare una casacca o farsi mettere un guinzaglio. L’unico obiettivo del giornalista invece deve essere quello di informare liberamente, difendere la libertà di stampa e la dignità del giornalismo”.
Per la Finsi “il report Ue sullo stato dell’Unione e il rapporto del consorzio Mfrr non fanno altro che fotografare episodi avvenuti negli ultimi mesi in Italia e che sono stati sotto gli occhi di tutti, compresa l’Unione europea. Non è addossando la responsabilità di quel rapporto al lavoro di alcuni colleghi più sensibili di altri al tema della libertà di stampa, che la politica può sottrarsi dal confronto su ciò che sta accadendo nel Paese, in Rai o anche nelle procedure per vendita dell'agenzia Agi”.