La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito referendario sull’Autonomia differenziata, ma il Comitato promotore del referendum per l’abrogazione della Legge Calderoli conferma la sua determinazione. “Rispettiamo, ovviamente, la sentenza - hanno dichiarato i rappresentanti del Comitato - ma rimaniamo convinti delle ragioni che abbiamo difeso nell’udienza del 20 gennaio”.

Le motivazioni che hanno spinto il Comitato a promuovere la consultazione referendaria non si esauriscono con la decisione della Consulta. Nel comunicato diffuso a seguito della sentenza, i promotori sottolineano di aver intercettato un consenso vasto e trasversale: “Abbiamo raccolto oltre 1 milione e 300 mila firme in pochi mesi durante l’estate, un risultato che conferma il sostegno alle nostre posizioni”.

Per il Comitato, il progetto di autonomia differenziata rappresenta un serio rischio per l’unità del Paese e potrebbe aumentare le disuguaglianze sociali e territoriali. “Continueremo a batterci per impedire la frantumazione del Paese – dichiarano - e per difendere la coesione sociale e la giustizia”.

I promotori richiamano anche l’attenzione sulle reazioni politiche seguite alla decisione della Corte. Alcuni esponenti del Governo e della Maggioranza, sottolineano, sembrano aver interpretato la sentenza come un via libera al progetto, ignorando però che la Consulta ha già giudicato incostituzionali parti significative della Legge Calderoli. “Una sentenza che va rispettata e applicata con rigore”, ammoniscono.

Nonostante tutto, il Comitato non intende disperdere il patrimonio di partecipazione e passione che si è generato attorno alla campagna referendaria. “È un impegno che continueremo a portare avanti - concludono - per difendere l’unità nazionale e contrastare ogni forma di disuguaglianza”.