Puntata n. 14 - Sulla morte per soffocamento del neonato all’Ospedale Sandro Pertini di Roma, c’è una sola, terribile, inaccettabile verità. Una mamma stremata da un parto faticosissimo, avvenuto dopo un lungo travaglio, è stata lasciata sola da un sistema sanitario che si fonda ormai sulla carenza cronica di personale

Ucciso dai tagli alla sanità 

Dietro a milioni di parole pronunciate o scritte da giornalisti, analisti, esperti, psicologi e sociologi sulla morte per soffocamento del neonato all’Ospedale Sandro Pertini di Roma, c’è una sola, terribile, inaccettabile verità. Una mamma stremata da un parto faticosissimo, avvenuto dopo un lungo travaglio, è stata lasciata sola da un sistema sanitario che si fonda ormai sulla carenza cronica di personale. La denuncia dei sindacati – che non hanno mai smesso di dirlo in ogni forma e di organizzare ogni forma di protesta per questo – dà un contorno preciso della vicenda: “Nel Lazio – ha detto la Fp Cgil capitolina – ci sono carenze di organico dovute al fatto che la capacità assunzionale è stata saturata. Ci sono dei tetti di spesa per quanto riguarda il personale che dovrebbero essere rimossi. Ad oggi invece vige ancora il limite del 2004 (sì, avete capito bene, del 2004, denuncia la Funzione Pubblica Cgil), diminuito dell’1,4 per cento”. Ci sono vincoli precisi che impediscono di superare questa situazione. E inaccettabili prezzi da pagare, tra cui il decesso di un bimbo appena nato.

È morto di freddo. È morto perché era povero 

A Roma i sindacati scrivono al sindaco Gualtieri per chiedere di sospendere i distacchi delle utenze di luce e gas, nei casi di accertata difficoltà economica delle famiglie. "Il 20 gennaio, in un condominio della Balduina, un anziano di 77 anni è stato ritrovato in casa senza vita e con le utenze staccate. Il decesso sarebbe avvenuto giorni prima a causa degli stenti e del freddo, condizioni acuite dal distacco delle utenze. Una vicenda che denuncia come al dramma della solitudine in cui vivono molte persone anziane si sommino le crescenti difficoltà economiche nel far fronte all’aumento generalizzato dei prezzi e delle spese energetiche e la mancanza di una gestione della morosità delle utenze che tenga conto della salvaguardia della dignità e dei diritti della persona”.

(In)flessibili 

Scelte di vita differenti, ricerca di un lavoro migliore, o forse più drammaticamente il segnale di un malessere professionale. Sono ancora tutte da indagare e verificare le cause del boom di dimissioni registrate in Italia nell’ultimo anno. Il sassolino del direttore di Collettiva, Stefano Milani

Nella Repubblica affondata sul lavoro, leggere che più di 1.600.000 connazionali hanno cambiato impiego nell’ultimo annus horribilis desta sorpresa e un po’ di ammirazione. E io, illuso, a pensare che una busta paga, seppur misera, è per sempre. Così parte il film, immaginando il rider che decide di scendere dalla sella e mettere su un ristorantino a chilometro zero. O il raccoglitore di pomodori stufo di chinarsi h24 reinventarsi fisioterapista per curare i mal di schiena altrui. Oppure l’operatrice scolastica, stanca del pendolarismo troppo esoso, aprire un’agenzia immobiliare dove vendere bufale ma anche solide realtà. O il boss annoiato per la latitanza trentennale diventare influencer, specializzato in selfie sanitari. Fosse così semplice, ma la realtà è ben diversa. E adesso ci si mette anche il governo a rendere strutturale la precarietà. Chiosa il saggio: ormai sul posto di lavoro serve così tanta flessibilità che assumono solo maestri di Yoga.

Precari che aiutano precari 

In tutta Italia sono 200 mila le pratiche di emersione e regolarizzazione dei migranti rimaste sospese. 200 mila persone che hanno fatto domanda e che almeno per ora non riceveranno alcuna risposta, né sì né no, né resti né vai. Perché gli uffici immigrazione sono rimasti sguarniti di impiegati, 1200 lavoratori assunti in somministrazione nel 2021 dalle agenzie Manpower e GiGroup che dopo tre proroghe e 21 mesi di attività sono stati lasciati a casa. Personale precario chiamato ad analizzare e verificare altre vite precarie per dare loro un po’ di stabilità, sempre che ci siano gli estremi. Il destino di questi operatori, le loro storie, le loro rivendicazioni sono stati al centro dell'iniziativa "Respinti" organizzata dai sindacati a Roma. Lavoratori, associazioni, società civile, migranti, vogliono tutti una risposta che non viene fornita. Per approfondire collettiva.it.

Giornata della Memoria, Liliana Segre: combattere l'oblio

"So cosa dice la gente del Giorno della Memoria. La gente già da anni dice, 'basta con questi ebrei, che cosa noiosa'". È l'amara considerazione della senatrice a vita Liliana Segre. La riportiamo oggi, 27 gennaio, data nella quale si celebra la Giornata della Memoria in ricordo delle vittime dell'Olocausto, una tragedia a cui lei è sopravvissuta diventando un simbolo vivente e potente di memoria. "Il pericolo dell'oblio c'è sempre - ha ricordato la Segre -. Una come me ritiene che tra qualche anno sulla Shoah ci sarà una riga tra i libri di storia e poi più neanche quella". Per arginare il rischio dell’oblio la senatrice a vita combatte da sempre, perché non ci sia silenzio e perché la gente sappia cosa è avvenuto.

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