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L'attacco hacker al sito istituzionale della Cgil nazionale conferma, se ancora fosse necessario, la premeditazione dell'assalto fascista di sabato scorso (9 ottobre). I tentativi (parzialmente respinti) di incursione informatica sono partiti contemporaneamente all’azione contro la sede di Corso Italia e testimonia un'organizzazione ad ampio raggio tesa a colpire anche l'infrastruttura tecnologica della confederazione nel tentativo di bloccarne le fonti autonome di comunicazione.
Tecnicamente si tratta di un'azione informatica di disturbo, volontaria e strutturata, ovvero con la tipologia di fenomeno informatico malevolo denominato “attacco DDoS” (Denial-of-service attack); un fenomeno, occorso in più riprese a partire da sabato scorso e attualmente ancora in essere. Gli attacchi informatici sono tradizionalmente senza volto ma in questo caso la firma in calce è così evidente che chiunque potrà intuirne la matrice.
Gli indirizzi IP utilizzati per veicolare l’azione provengono in gran parte da Stati esteri (Germania, Cina, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Indonesia), generando picchi di 130mila tentativi di connessioni contemporanee hanno causato il sovraccarico dei server rendendo irraggiungibile a più riprese il sito della Confederazione.
La Cgil sta raccogliendo i dati tecnici in un report che consegneranno alla Polizia postale per la denuncia di crimine informatico e alla Digos per le valutazioni sulla strategia di pianificazione delle violenze squadriste di sabato. Dalla confederazione fanno sapere che si sta facendo il possibile per ripristinare il servizio e nel momento in cui scriviamo la home page del sito risulta raggiungibile con difficoltà, e solo in determinati momenti, per poi sparire di nuovo.