Un no forte e chiaro, quello espresso da Cgil e Uil sull’autonomia differenziata. Le due confederazioni sindacali saranno dunque protagoniste del Comitato promotore del referendum per abrogare il provvedimento Calderoli, ora che è diventato legge dello Stato dopo il passaggio alle Camere e la promulgazione da parte del Quirinale.

“Consideriamo l’autonomia differenziata profondamente sbagliata e controproducente - affermano in una nota congiunta i segretari generali di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri -, perché aumenterà inevitabilmente i divari territoriali e le diseguaglianze sociali. Si tratta di una vera e propria controriforma che non danneggerà solo il Meridione, ma l’intero Paese, negandogli prospettive di crescita sociale, occupazionale ed economica”.

Spiegano i due leader sindacali: “In mancanza di una precisa individuazione dei Lep (i livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi che devono essere garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale, ndr) e, soprattutto”, in assenza “di un loro adeguato finanziamento, possibile solo contrastando l’evasione e rendendo davvero progressivo il nostro sistema fiscale (il contrario di ciò che sta facendo il governo in carica), verrà colpito il carattere pubblico e nazionale dell’istruzione, sarà ridimensionato il welfare universalistico, subirà un ennesimo colpo il nostro sistema sanitario, si indebolirà ulteriormente la prevenzione degli incidenti nei luoghi di lavoro e saranno messi in discussione anche i contratti collettivi nazionali di lavoro”.

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“In definitiva, le persone che rappresentiamo - sottolineano i segretari di Cgil e Uil - non hanno nulla da guadagnare e tutto da perdere dalla spaccatura dell’Italia in tante piccole patrie, tenute insieme dalla donna o dall’uomo soli al comando. Rischiamo, inoltre, di presentarci nel contesto europeo non come uno Stato unito e forte, ma come un nano politico ed economico, senza una politica industriale e di sviluppo unitaria e privati degli strumenti per affrontare le sfide cruciali della transizione digitale e della conversione ecologica”.

La nostra posizione non ha nulla di ideologico - concludono Landini e Bombardieri -, ma si fonda sul merito e sulla concreta preoccupazione per le pesanti ripercussioni che ricadranno su lavoratrici, lavoratori, pensionati, giovani di tutte le latitudini. A pagare il prezzo più salato saranno le fasce popolari e le aree fragili del Paese, con conseguenze negative per la coesione sociale e per l’intero tessuto produttivo nazionale”.

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Adesso si deve correre. I promotori del referendum abrogativo devono raccogliere mezzo milione di firme entro la fine di settembre. E sono già tante le personalità che si sono espresse contro questa legge, bocciandola senza mezze misure. Molte di loro sono già intervenute su Collettiva: Gaetano Azzariti, Gianfranco Pagliarulo, Serena Sorrentino, Gianna Fracassi, Ugo De Siervo, il coordinamento della Via Maestra, Sbilanciamoci, Gaetano Silvestri, Massimo Villone, Gianfranco Viesti. E molti altri se ne aggiungeranno nelle prossime settimane.

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