All’indomani del terremoto che ha colpito alcuni territori di Lazio, Marche, Umbria, uno dei primi provvedimenti che Cgil, Cisl e Uil chiesero era la sospensione del pagamento Irpef e dei tributi, nota anche come ‘busta paga pesante’, per venire incontro ai residenti delle zone interessate.
“La proroga fatta al mese di giugno 2019 – ricordano i sindacati –, che prevedeva il pagamento in 120 rate, era stata ideata nella prospettiva che, una volta riavviati i cantieri della ricostruzione e rimessi in sicurezza i luoghi di lavoro, le persone coinvolte potessero rientrare nella normale quotidianità e quindi poter saldare comodamente quanto dovuto allo Stato. Purtroppo, fra le tante storture del decreto ‘Sblocca cantieri’, il legislatore ha pensato di dare una proroga ulteriore al mese di ottobre, ma prevedendo il pagamento di quanto dovuto in un'unica rata”.
Per i confederali “questo è assolutamente inaccettabile: tutti possono, ad oggi, vedere che niente è stato fatto nelle zone interessate dal terremoto. Come più volte denunciato, tutto sembra essere rimasto come al momento dell’evento sismico. La nostra proposta, quindi, è molto chiara: non essendosi sviluppati i presupposti del rilancio economico di quelle zone, è necessario riconfermare non solo una deroga ulteriore, ma ripartire da zero, ridefinendo le rateizzazioni da applicare a lavoratori e pensionati, alcuni dei quali hanno già avuto, invece, la sorpresa di trovarsi una pensione pari a zero, per effetto delle trattenute previste”.
Secondo le tre sigle, “serve un intervento tempestivo del governo, affinché non si continui a mortificare i residenti delle zone colpite dal sisma, che, oltre a non vedere alcuna ricostruzione, subiscono anche la beffa della restituzione dei tributi”.