“Quanto accaduto ieri, in seno al Consiglio regionale della Calabria, è la narrazione più triste e desolante che si potesse fare della nostra regione. Soffocata da un sistema patriarcale e familistico, la proposta di legge per l’introduzione della doppia preferenza di genere non è riuscita a trovare il consenso che meritava. Questa non è la Calabria che ci piace, e soprattutto quella che ci rappresenta. Nessun alibi potrà in qualche modo giustificare i consiglieri regionali, sia di maggioranza che di opposizione, che ieri si sono macchiati dell’ennesima umiliazione nei riguardi di tutti i cittadini calabresi”. Così il coordinamento donne Cgil Calabria in un comunicato.
“Ieri, come Cgil, ci siamo ritrovati alle porte del palazzo, nel tentativo di sostenere questa proposta e di sensibilizzare le coscienze sorde di quanti, per resistenza politica o, ancor peggio, per una visione culturale conservatrice, non hanno voluto comprendere il valore del provvedimento. La parità di genere, particolarmente nelle istituzioni, non è solo una questione tecnica o un affare di partito, non è un problema delle donne, ma è una questione di civiltà e di qualità della democrazia e della rappresentanza. La parità di genere non è solo un fatto politico, ma va disciplinata nel mondo del lavoro, nello sviluppo sociale ed economico di una comunità, per renderla moderna e più uguale e giusta”, continua la nota sindacale.
“Approvare questa proposta non solo avrebbe colmato un vuoto legislativo, ma avrebbe garantito un’effettiva partecipazione e rappresentanza delle donne alla vita politica della Regione. Questa battuta d’arresto, però, non ci fermerà nella nostra azione, e, come Cgil, continueremo a batterci per far salire la Regione un gradino in più sul piano della civiltà, contro ogni discriminazione e a favore delle piene parità”, conclude il coordinamento donne.