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“Questo governo delle destre sta mettendo in atto un piano di autonomia differenziata che punta di fatto a rafforzare il Nord del Paese, sottraendo risorse al Sud. Una scelta pericolosa e scellerata che aumenterebbe le diseguaglianze e romperebbe la coesione nazionale. Il punto fondamentale su cui ruota il progetto di autonomia non è solo quello di trattenere le risorse nel proprio territorio in base al principio del differenziale fiscale, ma anche quello di gestire in autonomia l’istruzione, che sarebbe la rottura dell’unità del Paese: affidare alle Regioni la potestà legislativa dello Stato, che è esclusivamente dello Stato, in materie come lavoro, sanità, reti di trasporto, nonché scuola, frantumerebbe il paese in modo irreversibile. Occorre che la rappresentanza politica istituzionale, a partire dal presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, assuma una chiara e netta posizione a difesa dei principi costituzionali e dell’intero Mezzogiorno. Serve una grande mobilitazione per rimettere al centro dell’iniziativa politica la questione del Sud”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa, intervenendo nel dibattito sull’autonomia differenziata, tra gli obiettivi del nuovo governo.
“Questa sarà l’autonomia delle diseguaglianze, specialmente al sud e la Basilicata è tra le regioni che rischia di più: una piccola regione di 573mila abitanti rischia di perdere la sua connotazione. Bisogna avviare anche nel nostro territorio una forte mobilitazione che coinvolga tutti e tutte a ogni livello affinché questa idea scellerata non diventi realtà. L’efficienza, il benessere, l’uguaglianza dei diritti fondamentali non possono essere beni limitati – prosegue Summa - e la risposta a problematiche comuni a tutto il Paese non può essere l’attribuzione di maggiore autonomia e maggiori risorse ad alcuni territori, lasciandone indietro altri. Non si può rompere il vincolo di solidarietà statuale né cancellare il principio perequativo, non può essere messa in discussione l’unitarietà della contrattazione nazionale. Sanità, prestazioni sociali, istruzione e formazione, lavoro e tutela dell’ambiente devono essere garantiti in tutte le regioni, attraverso una legislazione nazionale e con un’adeguata copertura finanziaria.
Se il provvedimento andrà in porto – avverte Summa – vuol dire che diritti fondamentali quali istruzione e sanità saranno commisurati al territorio in cui un cittadino vive, venendo meno così lo Stato nazionale. Ciò significa che il gettito fiscale legato al trasferimento dello Stato alle Regioni non dipenderà più da un criterio proporzionale e ci saranno cittadini di serie A e cittadini di serie B. Regioni come Lombardia e Veneto credono di poter risolvere i loro problemi economici sottraendo risorse al Mezzogiorno e, così facendo, cristallizzando il gap tra nord e sud. Ciò che preoccupa maggiormente è che i fabbisogni standard verranno definiti da meccanismi legati al gettito dei tributi erariali e in assenza del peso politico del sud il rischio è di spaccare il Paese in due, un paese in cui la parte più forte diventa cannibale a spese della parte più debole. Il residuo fiscale è dunque uno stratagemma che potrà funzionare nel breve periodo ma non nel lungo. Il nord deve almeno l’80% del suo sviluppo alla domanda che indirettamente viene dal Mezzogiorno. Come non capire, dunque – continua Summa - che il principio dell’autonomia differenziata rispecchia una visione regressiva, che spacca e divide il Paese, e i cui effetti saranno deleteri per la Basilicata? È questo il disegno che anche il governo regionale vuole consapevolmente perseguire e di cui dovrà dare conto ai cittadini lucani?
In questo momento così difficile per milioni di lavoratori che vivono sulla propria pelle il dramma e gli effetti della crisi con il rischio di perdere l’occupazione e i tanti pensionati, costretti a vivere in una condizione di stenti con pensioni al minimo, occorre evitare ulteriori lacerazioni e derive che frantumano l’unità del Paese. Al contrario – conclude Summa - il governo ascolti il lavoro e dia risposte per fronteggiare questa crisi economica che ha bisogno di interventi strutturali a difesa del lavoro, dei salari e delle pensioni”.