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“La Procura di Piacenza ha condotto e concluso un'importante operazione giudiziaria che ha portato alla luce fatti e reati gravissimi, che rischiano di compromettere il prestigio e la reputazione dei corpi militari coinvolti, rispetto ai quali tutti i responsabili civili e militari che sono a capo degli ambienti coinvolti devono aprire una seria riflessione”. È quanto si legge in una nota firmata da Cgil nazionale, Cgil Emilia-Romagna e Cgil Piacenza.
Dieci carabinieri sottoposti a misure cautelari, di cui sei arrestati, e la caserma sequestrata dalla magistratura. È il bilancio dell'inchiesta della procura che contesta agli indagati, a vario titolo, diversi reati tra cui spaccio di droga, estorsione e tortura. Tra i militari finiti in manette, cinque sono stati accompagnati in carcere mentre un altro è ai domiciliari. Per altri tre è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Un altro, infine, dovrà rispettare l'obbligo di dimora nella provincia.
“Vogliamo ringraziare innanzitutto la magistratura – afferma il sindacato – per questa indagine su fatti a dir poco inquietanti di malaffare e di violenze condotti da coloro che dovrebbero garantire l'incolumità dei cittadini e le condizioni di legalità. Ma vogliamo anche sottolineare come quanto accaduto, insieme ad altri episodi di corruzione avvenuti recentemente in ambienti militari, dimostri quanto forte sia il bisogno di aprire questa realtà ad un sistema di trasparenza senza il quale rimane difficile realizzare ciò che la stessa Carta Costituzionale ci impone”.
“Questo mondo è rimasto troppo a lungo chiuso all'esercizio del confronto con la società civile e con gli stessi militari. Ad esempio, solo nel 2018, grazie a un ricorso di alcuni militari – ricorda la Cgil – la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto di costituire libere organizzazioni sindacali fra le forze armate. È tempo che la politica e il Parlamento provvedano a colmare questo vuoto durato purtroppo per sett’anni anni, avendo tuttavia il coraggio della modernità e della trasparenza, legiferando in modo da consentire davvero il libero esercizio sindacale, superando posizioni anacronistiche che purtroppo condizionano e impediscono ancora la nascita di una buona legge. Tutto ciò a garanzia di quella trasparenza e a sostegno dei principi di legalità che caratterizzano lo spirito di servizio di quelle donne e quegli uomini che operano nelle forze armate rendendole presidio di democrazia”.
“Auspichiamo – concludono Cgil nazionale, Cgil Emilia-Romagna e Cgil Piacenza – che la giustizia faccia rapidamente il suo corso portando alla luce tutti i fatti che sono stati oggetto dell'indagine”.