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Il 13 aprile del 1944 Bruno Buozzi viene fermato per accertamenti dalla polizia fascista e condotto in via Tasso. Il Comitato di Liberazione nazionale di Roma tenta a più riprese, ma senza successo, di organizzarne l’evasione e il 1° giugno, quando gli americani sono ormai alle porte della capitale, il nome del sindacalista, già segretario generale della Fiom e della Cgdl ed ex deputato socialista, viene incluso dalla polizia tedesca in un elenco di 160 prigionieri destinati a essere evacuati da Roma.
La sera del 3 giugno, con altre 13 persone, Buozzi è caricato su un camion tedesco. Il giorno seguente - sembra per ordine del capitano delle SS Erich Priebke - viene trucidato con tutti i suoi compagni.
Chi era Bruno Buozzi
Bruno Buozzi era nato a Pontelagoscuro, in provincia di Ferrara, il 31 gennaio 1881. Aveva aderito nel 1905 al sindacato degli operai metallurgici e al Partito socialista italiano, militando nella frazione riformista di Turati.
Nel 1920 è tra i promotori del movimento per l’occupazione delle fabbriche. Più volte eletto deputato nelle fila socialiste prima della presa del potere da parte del fascismo, nel 1926 - fra i pochissimi sindacalisti che Mussolini corteggia - espatria in Francia rifiutando con convinzione ogni coinvolgimento con il nuovo regime.
Nel 1940 alla vigilia dell’occupazione tedesca di Parigi, si trasferisce a Tours nella cosiddetta "Francia Libera". Nel febbraio del 1941 torna però nella capitale francese, spinto dal desiderio di far visita alla figlia partoriente. Qui il 1º marzo viene arrestato dai tedeschi su richiesta delle autorità italiane e rinchiuso nel carcere de La Santé, dove ritrova Giuseppe Di Vittorio. Viene quindi trasferito in Germania e, di qui, in Italia, assegnato al confino a Montefalco in provincia di Perugia, dove rimane per due anni.
Il ritorno in Italia
Dopo il rovesciamento di Mussolini del 25 luglio 1943 - è liberato il 30 luglio successivo - viene insediato dal governo Badoglio al vertice della organizzazione dei lavoratori dell’industria.
Dopo gli scioperi di Torino è lui a siglare con gli industriali un importante accordo interconfederale per il ripristino delle Commissioni interne. L’accordo (il cosiddetto patto Buozzi-Mazzini) reintroduce nel campo delle relazioni industriali l’organo di rappresentanza unitaria di tutti i lavoratori, impiegati e operai nelle aziende con almeno 20 dipendenti, attribuendogli anche poteri di contrattazione collettiva a livello aziendale.
Attivo nel tentativo di contrastare l’ingresso dei tedeschi a Roma a Porta San Paolo, entra in clandestinità durante l’occupazione della Capitale. Qui, il 13 aprile 1944, viene arrestato. Morirà, trucidato, poche settimane dopo. Ucciso perché antifascista.