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Hanno acceso i lumini e rischiarato i cancelli della fabbrica, per fare luce nel buio della notte nella quale sono entrati. Sono i lavoratori della BCube, un’azienda con due sedi in Piemonte, una a Casale Monferrato e l’altra a Villanova d’Asti. In quest'ultima sono 210 a rischiare il posto, in seguito a un’eventuale perdita dell’appalto Fca, in scadenza il 30 giugno. Ma potrebbero diventare presto 380. Uno tsunami sociale nel territorio. Il ramo piemontese del gruppo di logistica, nato alla fine degli anni Settanta, con stabilimenti e commesse importanti in molte parti del Paese, ha vissuto proprio grazie all’appalto con la grande fabbrica di automobili, per la quale spedisce in tutto il mondo componenti da assemblare. In Brasile, Sudafrica, Messico, Turchia, Russia, Iran e chissà dove. “Piccole casse di legno con tutti i pezzi, come fosse un kit di montaggio”, ci ha raccontato Roberto Baragiani, rsu Filt Cgil nello stabilimento di Villanova d’Asti. A dirla tutta, adesso questo ramo si chiamerebbe Logistics Operations, ma è detenuto al cento per cento dalla BCube. “Cambia il nome ma la sostanza è la stessa. Fino a qualche anno fa c’era una tacita accettazione con Fiat, la gara d’appalto non veniva neanche fatta, c’era una tale sinergia tra le due società che è come se fossimo stati della Fiat anche noi. Poi un po’ per l’era Marchionne, un po’ anche per le strategie in Fca, le gare d’appalto hanno iniziato a farle e la BCube ha dovuto partecipare. Ci si è messi in gioco e dopo tre anni abbastanza intensi l’azienda ci ha anticipato che avrebbe partecipato ma senza doverci rimettere, come sosteneva, dei soldi, giudicando il sito non più redditizio”.
Dove le responsabilità? “Diciamo che dal lontano 1977 non hanno mai fatto grossi investimenti, hanno vissuto un po’ di rendita con Fiat, guadagnandoci tanto senza reinvestire”. A salvarsi per ora sono i colleghi di Casale Monferrato che è il centro direzionale, la parte amministrativa del gruppo. La BCube è un’azienda abbastanza estesa sul territorio nazionale, segue la Granarolo a Bologna, è presente a Massa Carrara con i metalmeccanici, a Livorno col Grande Pignone, segue Fca a Melfi e Cassino, a Bologna la Ducati e la Lamborghini. Ogni sede ha il suo grande cliente. Loro rischiano di perderlo.
Avete coinvolto Fca? “No – ci risponde Roberto Baragiani – abbiamo parlato con le istituzioni regionali anche alla fine del presidio di Piazza Castello a Torino di venerdì. Ci hanno detto che si sarebbero interessati, che avrebbero chiamato Fca, ma in realtà avrebbero dovuto già farlo. Di fronte a 210 esuberi, ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso. Giovedì 11 abbiamo annunciato uno sciopero a oltranza. Ma intanto l’azienda, dopo la riunione di venerdì pomeriggio con la Regione, ha comunicato al sindacato che le trattative con Fca continuano e ci sono degli spiragli. Proprio oggi è previsto un incontro, sperano di trovare un accordo entro mercoledì. E anche noi lo speriamo, poiché abbiamo tre grandi clienti: Fca, Iveco e Cnh. Sono le tre grandi commesse. Fca scade adesso, gli altri due il prossimo anno. L’azienda ha già detto che il sito di Villanova d’Asti a metà servizio non è più sostenibile, quindi perdere Fca sarebbe l’inizio della fine. Ma se sarà rinnovo, dovrà essere di tre anni, non di uno solo. Perché la preoccupazione è alta e siamo anche in un momento di emergenza. Gli imprenditori non aspettano certo noi, il futuro è del tutto incerto. E tra noi ci sono anche tante donne, circa il 40 per cento delle maestranze. Non ci rassegniamo all’idea di lasciare il nostro posto”.