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“Oggi per noi non è una bella giornata: ribadiamo che l’Autonomia differenziata non risolverà i problemi che pesano su lavoratori e pensionati, e che, al contrario, accentuerà le disuguaglianze non solo tra nord e sud, ma anche all’interno del nostro stesso territorio”. Inizia così la dichiarazione con cui la segretaria generale della Cgil del Veneto, Tiziana Basso, ha commentato l’approvazione del decreto Calderoli.
“Il Veneto poi non è in grado di gestire il passaggio di competenze previste dall’Autonomia differenziata: non è in grado di gestire nemmeno le materie su cui già oggi potrebbe esercitare un ruolo. Sfatiamo il mito di un Veneto virtuoso contrapposto all’inefficienza delle Istituzioni nazionali. Per farlo, basta prendere come esempio la sanità veneta tra carenze di personale, salari bassi, turni massacranti negli ospedali e nelle case di riposo, liste d’attesa, e la pesante migrazione di sempre più pazienti verso il privato. Basta guardare inoltre al numero impressionante degli infortuni in Veneto, anche mortali”.
“È un’illusione – continua la segretaria regionale – pensare che grazie all’Autonomia decollerebbero la crescita e il benessere nella nostra regione: appena un terzo delle aziende venete ha accesso ai mercati esteri, mentre la gran parte delle imprese vive di domanda interna nazionale. E se quella domanda interna non la rilanciamo, anche a partire proprio dal Meridione, e contrastando un’inflazione che sta falcidiando le retribuzioni dei lavoratori, anche le imprese venete pagheranno pesantemente pegno”.
“Verrebbe messo in discussione il contratto collettivo nazionale di lavoro e ci sarebbe l'impossibilità di definire politiche industriali e di sviluppo a questo livello e non si creerebbe occupazione di qualità, arrivando addirittura alla regionalizzazione dell'istruzione pubblica. Teniamo a specificare che la nostra contrarietà all’Autonomia differenziata, così come è stata concepita, non deriva affatto da una concezione centralista dello Stato. Noi siamo favorevoli al federalismo, ad avvicinare le decisioni ai cittadini e contrastiamo il centralismo, non solo quello nazionale, ma anche quello regionale, sostenendo il ruolo degli enti locali, delle province, delle città metropolitane, che va assolutamente valorizzato”.
“La vera sfida per salvaguardare il nostro futuro produttivo e sociale sono le transizioni ecologiche e digitali che vivono nella dimensione quantomeno europea e non un localismo miope e fallimentare”.