Poste italiane contesta a Venezia l’ordine del giorno su autonomia differenziata fissato dai sindacati per tenere delle normali assemblee nei luoghi di lavoro. “Si tratta di un tema che interviene sui livelli essenziali delle prestazioni nella tutela del lavoro nelle singole regioni”, reagisce la Slc Cgil che, con il segretario nazionale, Nicola Di Ceglie, minaccia il ricorso agli organi competenti, sottolineando l’attinenza stretta del tema all’argomento del lavoro, perché “il referendum potrebbe comportare un ulteriore indebolimento del sistema di controllo sui livelli di sicurezza sul lavoro”.
Uno aspro scambio di mail fra i responsabili dell’Ufficio risorse umane di Poste e il sindacato dei lavoratori della comunicazione della Cgil suscita il sospetto che “qualcuno abbia paura del referendum sull’autonomia differenziata, specie in quella regione”, dice ancora il sindacalista, informando che, tra l’altro, l’ordine del giorno delle assemblee sindacali verte, al primo punto, sul contratto nazionale di lavoro sottoscritto con l’azienda il 24 luglio scorso.
Si attende ora la risposta di Poste italiane alla contestazione di Slc che ritiene le comunicazioni fatte pervenire dall’Ufficio risorse umane siano “del tutto fuori luogo nel metodo e nel merito”. Il sindacato stigmatizza il tono della missiva con cui l’azienda chiede esplicitamente la modifica dell’ordine del giorno delle assemblee e rigetta il merito del diniego dell’autorizzazione, “perché – si chiarisce – il punto della discussione è del tutto confacente alla norma contrattuale sullo svolgimento delle assemblee nei luoghi di lavoro”.