“Sull’autonomia differenziata mi pare che il Presidente della regione abbia una posizione troppo morbida: chiede un incontro con l’obiettivo della ‘riduzione del danno’. Dopo mesi di silenzio non è certo quello che ci aspettavamo relativamente a un progetto che produrrà una rottura del paese sia sul piano economico che su quello culturale e sociale e sul quale dunque il no della Sicilia deve essere netto e forte”. Così il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, secondo il quale “il dato positivo è che finalmente il governo Musumeci si sia accorto del problema. Ma a Roma deve ora andare a rivendicare i diritti che spettano alla Sicilia e le risorse – sottolinea - senza concessioni su una misura che impoverirà ancora di più la Sicilia e avrà ricadute pesanti anche sulla gestione dei servizi, penso ad esempio alla scuola, che qui con un sistema regionalizzato non sarebbe più in grado di garantire il diritto all’istruzione”.
A proposito delle risorse , ad avviso della Cgil, la Sicilia, che “con le entrate non riesce a coprire le spese correnti”, deve rivendicare “un adeguamento delle aliquote che saranno retrocesse – dice Mannino - pari alle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, ricordando che la Sicilia versa quasi totalmente il gettito Irpef per la compartecipazione alla spesa sanitaria”. Inoltre “relativamente all’art.36 va chiesto il ristoro del 50% dell’imposta di produzione che si realizza nel territorio regionale, circa 8 miliardi derivanti dalla raffinazione dei prodotti petroliferi che tanti danni produce all’ambiente senza che lo Stato sia mai intervenuto al riguardo”.
Per la Cgil, “a fronte di maggiori entrate potrebbe essere trasferita per intero alla Sicilia la spesa sanitaria. Lo Stato risparmierebbe 2,4 miliardi l’anno e la Sicilia recupererebbe 1,5 miliardi che potrebbero in parte essere destinati al recupero ambientale”. Sull’Iva la Cgil sostiene che “occorre rivedere la vigente aliquota di compartecipazione, superiore al 3%, in modo da recuperare, aumentandola di un punto circa, 700 milioni da destinare oltre che al finanziamento della spesa corrente anche agli investimenti per restringere il divario con le aree più sviluppate del Paese”.
Per quanto riguarda l’art.38 dello Statuto ( contributo di solidarietà nazionale), Mannino sostiene che al Governo nazionale “la Regione deve ricordare che i redditi da lavoro in Sicilia sono notevolmente inferiori alla media nazionale” e che dunque “occorre definire le modalità per colmare un divario che, invece, con l’autonomia differenziata rischia di accrescersi ulteriormente”. Così come all’esecutivo nazionale, aggiunge Mannino, occorre chiedere di “ridurre l’impatto sul bilancio della Regione della eventuale applicazione della Flat tax, che potrebbe produrre effetti devastanti sulle casse regionali”.