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“Il Codice degli appalti non verrà sospeso per due anni, come chiedeva la Lega, me, nei fatti, tutti i capisaldi a garanzia delle infiltrazioni mafiose e contro la corruzione sono saltati. Si procede pericolosamente per una linea scellerata di liberalizzazione totale del lavoro, portata avanti in questi mesi dal ministro dell’Interno Salvini”. Così Luciano Silvestri, responsabile legalità Cgil nazionale, oggi ai microfoni di RadioArticolo1.
Si rischia di ampliare la fetta di economia sotto l’egida della criminalità organizzata, ha osservato il dirigente sindacale, "attraverso uno scambio fra economia pulita ed economia malavitosa. La cosa più drammatica è che non si fanno gli interessi del Paese e della nostra democrazia, perché l’impresa sana viene assolutamente mortificata. E tantomeno gli interessi dei lavoratori, con un ribasso delle condizioni di lavoro e di vita delle persone. Se ne sono rese conto le associazioni imprenditoriali. Da parte del governo, si vuole legalizzare questo gioco perverso, con il ripristino del criterio del massimo ribasso. Insomma, si legalizza qualcosa d’illegale, aprendo la strada a corruzione e mafia, impedendo al Paese di guardare allo sviluppo e alla qualificazione dell’apparato produttivo”.
Inoltre, criminalità organizzata e corruzione hanno bisogno di devolvere una parte delle risorse e degli utili per pagare mazzette e riciclare denaro, che risparmiano sul lavoro e dal punto di vista della qualità delle opere. "Si ripiomba, cioè, di nuovo in quella spirale perversa del cemento ‘impoverito’ nelle opere edili, che ha creato così tanti danni al Paese. La manovra del governo va proprio in quella direzione. Le associazioni che si occupano di contrastare la mafia, come Libera, Avviso comune, Arci, si sono espresse a sostegno delle posizioni della Cgil. Ma non basta. Dobbiamo tornare in piazza al più presto, per manifestare davanti al Senato, dove il provvedimento approderà, per poi passare alla Camera”, ha continuato il sindacalista.
“E poi, tutti assieme, dobbiamo mettere a punto una piattaforma sullo sviluppo legale di questo Paese, per rafforzare, ad esempio, il riutilizzo dei beni sequestrati e confiscati e avviare un’azione di contrasto alle iniziative del ministro Salvini, che ha derubricato il Codice antimafia. Senza dimenticare l’altra novità sui commissari per le gare d’appalto, che non saranno più iscritti a un apposito album, come avveniva prima, ma verranno scelti non si sa bene con quale criterio, mentre a decidere il progetto per le opere da ‘cantierare’ non sarà più l’ente locale o l’istituzione pubblica che bandisce la gara, ma direttamente l’azienda che vince la gara, abbassando ulteriormente il tasso di trasparenza e legalità. Infine, le ricadute negative sulla salute e sulla sicurezza, in un settore già falcidiato da infortuni e morti sul lavoro, e i controlli sempre più scarsi, anche per verificare il rispetto dei contratti e delle condizioni di lavoro, con le imprese che non saranno più obbligate a comunicare giornalmente attraverso il Durc il numero degli addetti presenti in cantiere”, ha proseguito.
“Purtroppo, stiamo tornando a una ventina di anni fa, alle norme pre-riforma del Codice degli appalti, quando l’aumento dei tempi e dei costi nella realizzazione delle opere pubbliche era determinato proprio dalla variazione dei progetti esecutivi, le cosiddette varianti in corso d’opera, che consentivano poi l’allargamento delle maglie per l’infiltrazione della criminalità organizzata. E non è vero che così si sblocca il settore. Le vere cause che hanno bloccato il mondo delle costruzioni dipendono dal fatto che il governo non investe: è sempre un problema di risorse, se molte opere della pubblica amministrazione sono bloccate, in quanto chi ha fatto la gara non ha ottemperato al pagamento delle aziende che eseguono i lavori. La storia sulle regole che sono d’intralcio è del tutto inventata”, ha concluso Silvestri.