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Ritardi nei voli che si accumulano negli aeroporti italiani, passeggeri che sostano nelle aerostazioni in attesa di informazioni spesso insufficienti, rimborsi che hanno sempre un che di aleatorio. La stagione estiva, con l’incremento dei voli, complica particolarmente un quadro già di per sè problematico e aggravato, negli ultimi tempi, dai fenomeni meteorologici e naturali, oltre che tecnici. Basti pensare a Catania, dove la cenere dell’Etna in eruzione ha richiesto più volte la chiusura degli aeroporti, con conseguenti cancellazioni e ritardi. Solamente pochi giorni fa, inoltre, un down informatico ha bloccato gli aeroporti di tutto il mondo.
Tra il 28 e il 30 giugno FlightAware ha registrato circa la metà dei voli cancellati in Europa. In una delle passate fine settimana in un solo giorno i vettori del vecchio continente hanno cancellato circa 600 voli e altri 8mila hanno registrato ritardi significativi. E ancora: secondo Eurocontrol nella settimana 24-30 giugno gli aerei hanno accumulato 1,9 milioni di minuti di ritardo, il 153% in più dello stesso periodo di un anno fa e +125% rispetto al 2019, con viaggi superiori a quelli del 2024.
Sulle spalle dei lavoratori
A subire i disagi sono i passeggeri, ma anche i lavoratori del settore. “I continui ritardi e cancellazioni dei voli comportano richieste sempre più pressanti che il gestore aeroportuale, le compagnie di trasporto aereo, le società di handling e le società di gathering fanno sui lavoratori per estendere l'orario di lavoro – dice il coordinatore nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito -. Perché si tratta di un servizio pubblico essenziale e non si possono lasciare i passeggeri fermi in aeroporto”. Per il sindacato c'è “un utilizzo degli straordinari sproporzionato e anche abusato dalle aziende, un continuo pressing nei confronti dei lavoratori, i quali, soprattutto nei mesi estivi, sono a disposizione 24 ore su 24 di queste aziende”.
Passeggeri furibondi
Un secondo tema concerne le aggressioni nei confronti del personale che lavora all'interno dell'aeroporto e a bordo degli aeroplani, esattamente come accade nel trasporto ferroviario di cui talvolta ci arriva notizia. “Chiaramente i passeggeri spesso sono esausti a causa dei ritardi – spiega Cuscito – e viaggiano anche loro in condizioni di stress. Anche per i lavoratori la vita è sempre più stressante, devono tornare a casa per stare con la famiglia e si trovano a combattere con ritardi e voli cancellati.
I passeggeri talvolta riescono a comprendere che i disagi non dipendono da chi lavora in aeroporto, anche perché capita che le motivazioni siano legate alla sicurezza, alle condizioni meteorologiche. Questi elementi spesso non sono visibili al passeggero che invece vede nell'immediato solamente che gli viene sottratta la possibilità di salire a bordo puntualmente e capita purtroppo che questa rabbia si trasformi in aggressioni fisiche e verbali nei confronti degli operatori aeroportuali e di bordo. Soprattutto per gli assistenti di volo, che sono a contatto con con le persone, questo è un tema enorme che noi vorremmo affrontare”.
Aggressioni e straordinari divengono così materia del rinnovo contrattuale. “Noi – afferma il coordinatore nazionale della Filt – vorremmo provare a mettere mano a protocolli di sicurezza in aeroporto con le istituzioni e con le aziende, così come è successo in alcune realtà positive come Bologna”.
Le proposte
Per evitare un numero eccessivo di ore di straordinario la soluzione può essere quella di aumentare il personale, perché davanti “all'esplosione del traffico aereo, seguito al Covid: i livelli di riempimento degli aerei e degli aeroporti non erano preventivamente prospettabili, anche se noi siamo stati i primi a dire che il trasporto aereo sarebbe ripreso in maniera molto più forte di prima e che bisognava proseguire con gli investimenti. Purtroppo non ci hanno creduti”.
Inoltre non è stata aggiornata tempestivamente la tipologia di formazione e di assunzione del personale, motivo per il quale “siamo di fronte a un situazione molto complicata – prosegue Cuscito -, perché c'è carenza di personale negli aeroporti, soprattutto di quello altamente professionalizzato e adeguato alla particolarità del luogo di lavoro. Inoltre ci sono tematiche legate alla sicurezza anche in relazione alla situazione pandemica che ha implicato i controlli particolari all'ingresso nel Paese e all’uscita. Con la pandemia abbiamo scoperto che i virus passano dagli aeroporti. Poi ci sono i controlli per prevenire gli atti terroristici, potenziati dopo l’11 settembre”.
Serve tecnologia, ma ci sono cause imponderabili
Il sindacalista ci dice però che non è semplice trovare personale altamente formato e “quindi adesso si è in una condizione di sotto-organico in tutti gli aeroporti. Una condizione molto complicata. Si può lavorare sulla tecnologia dei mezzi a disposizione. Penso anche alle torri di controllo, alla tecnologia che si è sviluppata per il controllo dei bagagli, alla velocità di smistamento degli stessi. Insomma c'è stata una grandissima automazione che ha permesso l'aumento del numero di persone che volano”.
Ci sono poi dei fattori imponderabili e incontrollabili, come gli eventi meteorologici: “La natura non la controlliamo e io dico sempre che da solo l’uomo non vola e quindi volare è il frutto dello sforzo intellettivo dell'essere umano. È chiaro – conclude Cuscito – che di fronte a elementi meteo così impressionanti come quelli che accadono noi dobbiamo fare delle riflessioni serie sui temi ambientali, cosa che non tutti fanno”.