Cinque milioni 750 mila persone sono in povertà assoluta in Italia, più di 1,2 milioni sono minori. 7 su 10 hanno un lavoro precario, 4 milioni rimangono poveri pur lavorando: la maggior parte sono donne e giovani. Le disuguaglianze nel nostro Paese sono andate aumentando in questi anni e nessun governo ha messo in campo provvedimenti contrastarle.

L’assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito 32 anni fa la Giornata internazionale per l’eliminazione delle povertà, che si celebra il 17 ottobre, e chiede ai Paesi di mettere al centro l’impegno prioritario di sconfiggerle. La Rete dei Numeri Pari, composta da più di 700 realtà sociali, ha organizzato un sit-in in piazza Capranica a Roma dalle 16 alle 19 per reclamare di applicare la Costituzione e garantire anche in Italia i pilastri sociali europei.

“A dodici anni dalle iniziative di Miseria Ladra, torniamo in piazza sotto il Parlamento per chiedere alla politica un impegno serio e concreto contro le disuguaglianze – afferma Giuseppe De Marzo, coordinatore nazionale della Rete -. In questi anni tutti i governi che si sono succeduti non hanno messo al primo posto l’eliminazione della povertà e oggi ci ritroviamo in una condizione peggiore rispetto a quella che avevamo denunciato. Si poteva e si può fare di più e meglio. Con la pandemia ci avevano detto che non sarebbe mai più stato come prima, che avremmo investito i soldi del Pnrr per interventi di equità sociale. E invece? Invece investiamo per acquistare armi, finanziare le fossili, precarizzare il lavoro”.

Delle 2 milioni 500 mila famiglie che vivono in uno stato di disagio abitativo, 150 ogni giorno vengono sfrattate per morosità incolpevole. Quelle che non si possono curare sono 2 milioni 100 mila, 4 milioni e mezzo devono decidere se indebitarsi per farlo. E ancora: la dispersione scolastica colpisce un giovane su cinque, con punte al Sud di uno su tre. L’analfabetismo di ritorno è al 33 per cento.

“In assenza di politiche sociali adeguate, continua a crescere il welfare sostitutivo mafioso - prosegue De Marzo -. In aumento anche le disuguaglianze di genere a causa dei tagli del governo che hanno portato alle chiusure dei consultori e dei centri antiviolenza. Stiamo vivendo una crisi sistemica e strutturale, in cui guerre e disuguaglianze si tengono insieme, abbiamo dilapidato un patrimonio di diritti e abbiamo la classe politica peggiore d’Europa. Il governo dei patrioti e del ‘prima gli italiani’, adesso con l’autonomia differenziata sostiene il ‘prima i veneti e i lombardi’ e vuole istituzionalizzare le disuguaglianze”.

La legge di Bilancio taglia fondi a sanità e welfare, conferma l’eliminazione delle misure per il sostegno alla casa, aumenta le spese militari, non prevede investimenti in politiche di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici. Il ddl Lavoro aumenta precarietà e sfruttamento, promuove misure che favoriscono la concentrazione della ricchezza in poche mani. Il ddl Sicurezza limita le libertà delle persone. 

“Abbiamo fatto fatica a farci concedere una piazza per il 17 ottobre – conclude De Marzo -, perché il governo Meloni impedisce ai cittadini di partecipare, non vuole neppure vederli i cittadini. Uno Stato che impedisce di protestare per i diritti si chiama Stato di polizia. E senza partecipazione la democrazia muore. Per questo chiediamo a tutti, realtà sociali, sindacali, politiche, alle forze di opposizione di scendere in piazza con noi contro questa legge di Bilancio e il ddl Sicurezza”.