Salvatore Amodio ha quasi 63 anni, oltre 30 dei quali passati a fare il carpentiere sui ponteggi dei cantieri di Napoli. Qualche tempo fa ha perso il lavoro, ma gli mancano ancora 4 anni di contributi per andare in pensione. Tra i piloni in costruzione della stazione Tribunale della della metro si guarda intorno, mentre altri operai come lui, ma più giovani, salgono agili sui tralicci. “Negli ultimi tempi mi trovavo un po' a disagio - ci racconta - perché le cose che fai a 40 anni non le puoi fare a 60. Ho passato troppo tempo sotto l'acqua e sotto il sole. I riflessi dopo un po' li perdi, non c'è niente da fare. Gli acciacchi li senti tutti, e stare appresso agli altri diventa un problema. Insomma, ero diventato un pericolo per me e anche per i colleghi. Però alla fine s'è aperta questa possibilità e l'ho presa al volo. Ora posso riposarmi un poco”.
La possibilità di cui parla Salvatore è il fondo Prepensionamento per i lavoratori, istituito con l'ultimo contratto dell'edilizia del 2018, e che permette l’uscita anticipata dal mondo del lavoro e l’aggancio alla pensione dopo qualsiasi forma di licenziamento e dopo un'eventuale indennità di disoccupazione. Salvatore insieme ad altri due operai napoletani, è stato il primo in Italia a beneficiare di questo strumento, col quale guadagnerà quattro anni di contribuzione. Andrà in pensione dal primo di ottobre prossimo, un altro collega ci andrà ad agosto. Il primo s'è pensionato già da questo mese.
“Questi lavoratori avevano terminato a gennaio la Naspi – ci racconta tra i grattacieli un po' cadenti del centro direzionale Mattia D'Acunto, direttore della Cassa edile di Napoli -. In pratica erano disoccupati, in un periodo difficile e a un'età complicata. Il sindacato ce li ha proposti, abbiamo studiato i casi e infine abbiamo dato a ognuno di loro il corrispettivo previsto dal protocollo. Oggi hanno un'assistenza mensile pari all'importo della cassa integrazione ordinaria, quindi intorno ai 900 euro netti, fino alla pensione”. “Questo fondo - continua D'Acunto – è molto complesso, ed è stato anche ampiamente discusso fra le parti sociali proprio a causa della sua difficoltà operativa, ma va a coprire delle categorie svantaggiate in un settore particolare come quello edile. Questi lavoratori difficilmente avrebbero trovato un altro cantiere. Non c'era altra strada”.
La grande soddisfazione di essere i primi a mettere in moto una macchina che potrebbe risolvere i problemi di migliaia di operai anziani in tutta Italia, traspare dalle parole di Simona Corrado, vicepresidente della Cassa edile Napoli. “Il nostro settore da sempre paga un prezzo molto alto rispetto al raggiungimento dell'età pensionabile - dice -. E' quindi fondamentale riuscire a dare continuità e garanzie a persone che non sono nelle condizioni di tornare nei cantieri. E accompagnarli alla pensione in un territorio difficile come il nostro, come tutto il Sud, è davvero cruciale”. Il fondo, tra l'altro, è tutto a carico delle aziende: “La bilateralità, in questo caso, va oltre il quadro legislativo vigente. Con gli accordi superiamo le difficoltà che ci creano le norme nazionali.”
Il primo risultato concreto di questo sforzo è la serenità sul volto di Salvatore, che passeggia nel cantiere: “Meno male che c'era questa cosa – racconta –. E meno male che ho i requisiti. A breve avrò anche un nipotino, e finalmente mi potrò godere la vecchiaia e fare solo il nonno. Ma il nonno nel vero senso della parola. Ai politici voglio dire che bisogna cambiare le leggi, per noi e per tutti i lavoratori degli altri settori. Sennò i nonni li troveranno sempre sui ponteggi a rischiare la vita per tirare avanti”
I dati più recenti sugli incidenti mortali nei cantieri lo confermano. Secondo l'osservatorio permanente della Fillea Cgil, in edilizia si muore di lavoro sempre di più, e a perdere la vita sono soprattutto i lavoratori più anziani. Sono stati 32 i deceduti nei primi due mesi del 2021, si tratta addirittura del 170% in più rispetto all’anno scorso. Come sempre, nei cantieri italiani si muore soprattutto per caduta dall’alto (48%) o travolti da materiali (26%). Ma a preoccupare il sindacato c'è soprattutto l’età: il 43% delle vittime è tra i 40 ed i 60 anni, un altro 43% è di over 60, di cui 3 ultrasettantenni.
“Un incidente mortale, specialmente per le fasce di età più avanzate, non accade per caso”, ci dice infatti Giovanni Passaro, segretario generale Fillea di Napoli, che in questi cantieri a lavorato per decenni. “Se succede qualcosa - continua - è perché sono mancati i riflessi, o perché quel lavoratore non doveva stare su quell'impalcatura, o perché qualcosa è andato storto nella catena dell'organizzazione del lavoro. Per questo dico sempre che quando muore un operaio in un cantiere stiamo parlando di omicidio.”
“Qui si lavora per la pagnotta – racconta ancora –, se il lavoratore esce di casa è perché deve portare il salario a casa. Stiamo parlando di persone che lavorano, mangiano e dormono. Alla fine si tratta di questo. Noi, come sindacato, dobbiamo migliorare la qualità della loro vita, soprattutto a partire dal lavoro. Per questo è stata importante l'intesa raggiunta, perché ci permette di portare via dai cantieri i lavoratori più a rischio, e così dargli la possibilità di dire basta, di riposarsi. A 60 anni non si può stare su un'impalcatura”. “Come sindacalista – conclude Passaro – sono fiero di aver potuto rispondere alle esigenze concrete di queste persone. Perché questo è il nostro compito: attrezzarci, organizzarsi per tenere sempre insieme la qualità del lavoro e la salute delle persone. Affinché il lavoratore possa tornare a casa di sera. Perché di questo si tratta.”