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Quali sono le conseguenze economico-sociali sul mondo del lavoro e sulla vita delle donne dopo un anno di pandemia? Secondo gli ultimi dati Istat, l’occupazione femminile è passata dal 50,1% del 2019 (in Europa il 62,3%) al 48,6% nel 2020 e la pandemia ha ampliato i divari di genere sul mercato del lavoro: -249 mila occupate (-2,5% rispetto a -1,5% tra gli uomini) e -1,1 punti nel tasso di occupazione (-0,8 punti tra gli uomini). Tra le donne la disoccupazione è scesa di più, -140 mila disoccupate (-11,4% contro -9,7% degli uomini) e -0,9 punti nel tasso (-0,7 punti per la componente maschile), e il tasso di inattività è maggiormente aumentato (+1,8 punti in confronto a +1,4 punti tra i maschi), nonostante il numero di inattivi sia aumentato di più tra gli uomini (+5,4% contro 3,7%). Le donne che lavorano in settori come le vendite al dettaglio, assistenza residenziale, turismo, lavoro domestico e la produzione di abbigliamento hanno subito le perdite più pesanti di posti di lavoro, dato che costituiscono la maggior parte della forza lavoro in questi settori.
Il 16 marzo la Filcams Cgil ha ascoltato le voci delle delegate del terziario, turismo e servizi: chi è stata in prima linea in un lavoro a rischio contagio, chi a casa con la famiglia senza lavoro o in cassa integrazione, chi in smartworking o chi il lavoro lo ha perso proprio a causa dello smartworking. Nell’anno della pandemia sono aumentate le distanze e le criticità per le donne e su di loro è ricaduta la responsabilità dei carichi familiari e di cura, nonostante il lavoro. Il confronto, avviato da Maria Grazia Gabrielli segreteria generale della Filcams Cgil, è stato arricchito dalle performance dell’attrice Laura Pozone, e dalle conclusioni di Susanna Camusso responsabile delle politiche di genere della Cgil Nazionale.