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Se è vero, come vuole il proverbio, che Parigi non è la Francia, Reggio è, al contrario, lo specchio della Calabria intera. Nella città, dove persino il centro rischia di diventare periferia, i problemi sono gli stessi che tengono in ostaggio, da sempre, tutta la regione. Infrastrutture, disoccupazione, servizi, sanità. “Occorre un cambio di passo” dichiarano Cgil, Cisl e Uil nella nota che annuncia la manifestazione di sabato 5 dicembre. I sindacati saranno alle ore 10 in Piazza Italia, nel rispetto delle misure anti Covid-19, per ribadire che “Reggio Calabria deve uscire dalle secche in cui è stata impantanata da un’amministrazione metropolitana poco lungimirante”.
La pandemia ha inferto il colpo di grazia a un territorio già profondamente segnato da carenze ataviche. Gli abitanti della città calabrese, quasi 600mila persone, si confrontano quotidianamente con le difficoltà di accesso ai servizi essenziali. La raccolta dei rifiuti non è regolare, manca la manutenzione stradale e, spesso, anche l’acqua. Manca all’occhio il decoro urbano, lungo quella passeggiata che dovrebbe essere “il chilometro più bello d’Italia”. Tutte queste emergenze, a parere dei sindacati, “hanno raggiunto picchi inaccettabili per una città che, per vocazione amministrativa, dovrebbe proiettarsi nel futuro”.
Mancano, secondo le organizzazioni sindacali, un progetto di economia urbana e una visione di rilancio dell'intero territorio, sempre più disconnesso. La Locride e l'area della Piana di Gioia Tauro distano un centinaio di chilometri, ma appaiono così lontani. Il Porto sembra quasi un’oasi nel deserto, così come il Parco dell’Aspromonte, un patrimonio naturalistico pieno di magia e identità, ma abbandonato a se stesso. Nell’Area dello stretto e nelle Zes (Zone economiche e sociali) l’industria non riesce a decollare. Difficile farlo senza una viabilità, stradale e ferrata, che colleghi la costa ionica e quella tirrenica, così da permettere il potenziamento e lo sviluppo delle aree interne. Difficile se i collegamenti, come la statale 106, diventano percorsi a ostacoli, cantieri dove i lavori sono eternamente in corso.
“Tutti temi negli anni approfonditi e sviscerati come sfera sindacale, ma mai presi realmente in considerazione". E ancora – come si legge nel documento - sanità, grandi aziende di servizi, credito, lavori pubblici, dipendenti comunali e della Città Metropolitana, che lamentano un rapporto freddo con l'amministrazione.
"Auspichiamo che la nostra manifestazione - concludono Cgil, Cisl e Uil - venga interpretata come un processo di costruzione a favore dei lavoratori, soprattutto i giovani e le donne, delle fasce deboli e del territorio. Saremo in piazza perché è messa in discussione la quotidianità degli abitanti della nostra amata città”.