Una riforma in 28 punti per cambiare il mondo del lavoro britannico. Il governo laburista guidato da Keir Starmer l’aveva annunciata da tempo, e oggi, 10 ottobre, l’ha finalmente presentata. L’Employment Rights Bill elimina modalità di sfruttamento come i contratti a zero ore e le pratiche di licenziamento e riassunzione (fire and hire), che fino a oggi hanno permesso ai datori di lavoro di licenziare un dipendente e poi riassumerlo con condizioni peggiori.

Il disegno di legge, inoltre, accorda diritti e tutele fin dal primo giorno di lavoro: ad esempio il diritto al congedo parentale o per lutto. Il provvedimento si inserisce in un quadro più ampio di riforme (il cosiddetto Make work pay) con le quali il nuovo governo a guida laburista vuole modernizzare il lavoro, offrendo maggiori garanzie ai lavoratori.

Un’altra importante misura riguarda l’abolizione del periodo di due anni finora necessario per accedere alla tutela dai licenziamenti ingiustificati. Una sorta di assunzione a tutele crescenti che ricorda il Jobs Act di Renzi. Si volta pagina: in futuro tutti i lavoratori avranno diritto alle protezioni dal licenziamento senza giusta causa sin dal primo giorno di assunzione. Inoltre, il governo avvierà una consultazione sulla durata del periodo di prova per le nuove assunzioni.

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Sarà inoltre abolita la legislazione sul (contro il) diritto di sciopero varata dal governo conservatore di Sunak.

Secondo una ricerca recente del sindacato Tuc, l’84% dei lavoratori con contratto a zero ore preferirebbe avere orari garantiti. Con la nuova legge avranno diritto a un contratto con ore garantite se dimostrano di aver lavorato regolarmente per un determinato periodo.

Un altro aspetto importante del disegno di legge riguarda il miglioramento dei diritti legati alla malattia. Verrà infatti eliminata la soglia minima di reddito per accedere alla retribuzione garantita in periodi di malattia e verrà ridotto il periodo di attesa perché tale retribuzione possa essere percepita.

L’Employment Rights Bill promuove inoltre il “lavoro flessibile”, che in questo caso non dobbiamo tradurre alla lettera, ma è da intendere come smart working o lavoro da remoto. Lo smart working nel Regno Unito potrebbe diventare la norma, e sarebbe la fine della centralità del lavoro in presenza, a meno che il singolo datore di lavoro non ne dimostri la necessità. “Questo cambiamento riconosce l’importanza di bilanciare vita lavorativa e privata, soprattutto in un contesto in cui il lavoro da remoto e lo smart working hanno acquisito una rilevanza crescente”, commenta il documento ufficiale del governo britannico.

Le grandi aziende saranno inoltre tenute a elaborare piani d'azione per affrontare il divario retributivo di genere, nonché a fornire supporto alle dipendenti che attraversano la menopausa, garantendo così una maggiore inclusività sul posto di lavoro.

Un altro punto centrale della riforma riguarda la creazione di un nuovo ente, la Fair Work Agency, che avrà il compito di far rispettare i diritti dei lavoratori, come il diritto alle ferie retribuite e al salario minimo. Questa agenzia avrà poteri ispettivi e potrà imporre sanzioni a coloro che violano i diritti dei lavoratori. L’introduzione dell’agenzia richiederà tempo e sarà soggetta a consultazione, la prima fase di implementazione è prevista per l’autunno del 2026.

Secondo il vice primo ministro Angela Rayner, “queste riforme rappresentano il più grande miglioramento dei diritti del lavoro da una generazione. L’obiettivo è quello di porre fine all’incertezza economica che ha caratterizzato l’economia britannica negli ultimi anni, migliorando i salari e la produttività. Stiamo voltando pagina su un'economia lacerata dall'insicurezza, devastata da una produttività disastrosa e rovinata da bassi stipendi”.

Anche i sindacati hanno accolto positivamente il disegno di legge. Paul Nowak, segretario generale del Tuc, ha dichiarato che i lavoratori hanno bisogno di posti di lavoro sicuri per costruire una vita dignitosa. Ha inoltre sottolineato come la riforma rappresenti un passo importante verso il miglioramento delle condizioni di lavoro per milioni di persone, dalla fine dei contratti a zero ore, al rafforzamento delle tutele per malattia e congedo parentale, fino alla lotta contro lo sfruttamento.

Gary Smith, segretario generale del sindacato Gmb, ha definito il disegno di legge un "primo passo rivoluzionario", pur riconoscendo che c’è ancora molto lavoro da fare. "La legislazione deve essere inattaccabile e priva di scappatoie che potrebbero essere sfruttate da coloro che vogliono ritardare il rispetto dei diritti di cui i lavoratori hanno disperatamente bisogno", ha osservato Smith.

Dopo lunghe trattative, il disegno di legge è stato in parte attenuato, e alcune misure proposte in precedenza dal partito laburista non sono state incluse. Tra queste, il "diritto alla disconnessione", che impedirebbe ai datori di lavoro di contattare i dipendenti al di fuori dell’orario di lavoro. Sarà materia di un documento successivo, Next Steps, in cui il governo illustrerà le ulteriori riforme.