Si moltiplicano le testimonianze e i video che confermerebbero l'ipotesi di un colpevole ritardo degli interventi della Guardia costiera greca durante l'affondamento del barcone con a bordo circa 750 migranti al largo delle coste del Peloponneso lo scorso 13 giugno.
La stima dei morti ipotizzata continua a esser di circa 600 persone, tra le quali ci sarebbero un centinaio di bambini. Sono invece 80 i corpi recuperati e 104 i superstiti, coloro che sono stati salvati in mare da un peschereccio. Restano nove gli uomini egiziani arrestati come sospetti trafficanti.
Annalisa Camilli, giornalista per la rivista Internazionale, sta seguendo la vicenda e, ai microfoni di Collettiva.it, spiega quanto sta emergendo sulla dinamica dell'accaduto, le responsabilità delle politiche migratorie europee e italiane e la scarsa attenzione dedicata dai media alla perdita di tante vite umane.