La caduta della dittatura di Bashar al-Assad, il presidente della Siria da un quarto di secolo al potere, implica trasformazioni interne ma anche internazionali, visto il coinvolgimento di Turchia, Israele, Russia, Stati uniti, Iran in un quadro Mediorientale al centro di rapporti di forza tra Stati e da oltre un anno più insanguinato che mai.
Alberto Negri, già corrispondente di guerra, ricercatore dell’Ispi e ora editorialista del Manifesto, analizza e sintetizza i cambiamenti in atto e le ripercussioni di quanto sta accadendo in Siria, ricordando che “dipenderà molto da quello che succederà dentro la Siria, per vedere se questo movimento islamista jihadista salafita sarà in grado di prendere effettivamente il controllo del Paese, perché ora le frontiere sono fuori controllo. Loro hanno le mani sulle principali città, ma sia est che a ovest gran parte della Siria non è nelle loro mani”.
Per Negri il crollo di Assad e la sua fuga a Mosca, non è detto corrispondano alla pacificazione del Paese e di un’area estremamente fragile come il Mediorente.