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I risultati delle elezioni europee "hanno dato un segnale molto chiaro da parte di cittadini, lavoratori, lavoratrici e pensionati: le europee e gli europei chiedono un’Europa più sociale, che rimetta al centro i diritti del lavoro, una maggiore protezione sociale, una convergenza verso l’alto per i salari e maggiore copertura della contrattazione collettiva, politiche di sviluppo e crescita, lavoro di qualità". È quanto ha sottolineato la Cgil, in occasione di un seminario su "Il Pilastro europeo dei diritti sociali" (qui il programma), tenutosi oggi, 6 giugno, presso la sede di Corso d’Italia. La confederazione chiede alle istituzioni nazionali ed europee un maggiore impegno e un forte coordinamento politico per la realizzazione dei principi contenuti nel Pilastro.
“È ora di passare dalle enunciazioni e dai principi, all’esigibilità e fruibilità degli stessi a livello nazionale per ridare fiducia ai cittadini nel progetto europeo - ha dichiarato Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil, nel corso dell’iniziativa -. Il tema della sussidiarietà e delle competenze a livello nazionale ed europeo non può essere brandito solo come un’arma per bloccare iniziative o impedirne l’attuazione. Al Pilastro va dedicato un fondo proprio di finanziamento per poter dare corpo alle ambizioni dei principi in esso contenuti”.
La Cgil rileva che le raccomandazioni specifiche per Paese pubblicate ieri e più in generale il processo del Semestre europeo mancano ancora della trasparenza necessaria e del livello di partecipazione minimo per poter davvero svolgere il ruolo di seconda gamba di implementazione del Pilastro. Lo stesso dialogo sociale europeo vive un momento di grande difficoltà, sono vent’anni che non viene trasposto in direttiva un accordo delle parti sociali europee e il programma delle parti sociali europee manca di ambizione ed è lungi dal rispondere alle ambizioni del Pilastro stesso.
Occorre quindi un piano di azione - conclude la confederazione -, accompagnato da risorse certe e un cronoprogramma, per l’implementazione del Pilastro, nonché l’approvazione di un protocollo per il progresso sociale che accompagni i trattati e rimetta al centro i diritti delle persone in modo che essi prevalgano sulle libertà economiche e di mercato o sulle predisposizioni finanziarie.
Italia: ripartire da investimenti, lotta a evasione, riduzione tasse lavoratori
Quanto alla situazione dell'Italia, afferma ancora la confederazione in un'altra nota, “non c’era bisogno di aspettare la lettera Ue, lo diciamo da tempo: le politiche economiche del governo sono sbagliate e le vulnerabilità del bilancio e del debito pubblico vanno ricercate nell’ultima legge di bilancio che non ha aumentato le risorse per gli investimenti”. “Anche la stima flash dell’Eurostat di oggi - prosegue la nota - ci conferma una crescita, nel primo trimestre di quest’anno, dello 0,1%, il dato peggiore dopo il -0,1% della Lettonia”.
“Basta tergiversare. Per ripartire e invertire il declino del nostro Paese colmando i divari territoriali, serve innanzitutto - prosegue la confederazione - programmare un graduale incremento degli investimenti pubblici, oggi il 30% in meno rispetto ai livelli pre-crisi, per infrastrutture materiali e immateriali a partire da istruzione, ricerca, sanità, e serve governare la politica industriale per l’innovazione e la sostenibilità”. Sul versante delle politiche fiscali sono due gli obiettivi indicati dalla Cgil: “Servono una riforma fiscale che favorisca la redistribuzione, riducendo il cuneo sui lavoratori, e la lotta all’evasione, e non ulteriori condoni e tasse piatte”. Infine, per il sindacato di corso d’Italia, “cambiare la governance economica e le politiche della Ue significa, tra le altre cose, scomputare gli investimenti pubblici dal calcolo del 3%. Per fare questo - conclude la Cgil - non sono utili gli atteggiamenti muscolari, si devono al contrario costruire le alleanze in Europa per determinare il cambiamento delle politiche economiche”.