“Ho passato un terzo della mia vita in Paesi in guerra. Paesi diversi e lontani: Afghanistan, Iraq, Libia, Yemen, Siria, Sudan, Ucraina”. Ha iniziato così il suo intervento dal palco di piazza San Giovanni Michela Paschetto, di Europe for Peace, responsabile del settore infermieristico e coordinatrice della missione di Emergency in Ucraina.
“La guerra è prima di tutto negazione di diritti: la sicurezza, la salute, la casa, l'istruzione”, prosegue Paschetto: “La guerra mi ha insegnato che i feriti e i morti sono la punta dell’iceberg, sotto c’è una cascata infinita di danni collaterali, che sono meno visibili ma che erodono il sistema in tutte le sue pieghe, creando ripercussioni a lungo termine che con fatica troveranno soluzioni al termine dei conflitti”.
La nostra Costituzione dice che “l’Italia ripudia la guerra: ripudiare nel senso profondo del non rendere più possibile che l’orrore della guerra venga scelto come mezzo per la risoluzione delle conflittualità”. Paschetto così conclude: “Alla guerra non si risponde con la guerra. L’unica vittoria possibile è la pace. E la Via Maestra deve essere per il bene e per la sicurezza comune, non per il riarmo”.